POLIGNANO – Se una telefonata allunga la vita, come diceva un vecchio spot pubblicitario, una precisazione evita un mucchio di inutili polemiche. Nel numero di Fax in edicola questa settimana abbiamo pubblicato la foto di una famiglia polignanese che ha visitato il Metropolitan Museum di New York per vedere, tra l’altro, anche il Gran Vaso di Capodimonte rinvenuto da monsignor Santoro a Polignano e divenuto uno degli esempi più fulgidi dell’arte magno greca nell’area Apula. Con sorpresa abbiamo appreso che il nome di Polignano, però, non è citato nel cartiglio che accompagna il vaso. Questo ci ha sorpreso perché sapevamo, invece, che il Metropolitan , proprio su input del concittadino Giuseppe Maiellaro e della sua opera L’Assemblea Divina, aveva riconosciuto l’origine polignanese del capolavoro. Come mai allora scrivono Greek, South Italian, Apulian e non Polignano? Semplicemente perché il riferimento, come ad un più attento esame abbiamo compreso, non è all’area geografica di provenienza ma alla “culture”, ossia alla “cultura” intesa anche come origine del raro manufatto. Infatti il Gran Vaso rinvenuto a Polignano dovrebbe essere frutto del lavoro di un artista di Ruvo di Puglia. Quindi, giustamente, ci si riferisce a ciltura Apula. Invece cliccando sul link del museo, viene fuori la voce “provenance” (ossia la provenienza) che conferma il ritrovamento in territorio di Polignano. Ed infatti si legge:
Provenance
1785, found in Polignano, in the garden of the Bishop’s refectory, by Mattia Santoro, Bishop of Polignano; from 1785 and until ca. 1800, in the collection of the Royal Museum of Capodimonte, Naples; ca. 1800, after the conquest of Italy by Napoleon I, brought to London by a French agent, commissioned by the government to bring it to the Louvre; by 1802, purchased by James Edwards, Esq., of Pall Mall; by 1802 and until after 1863, collection of James Edwards and family; from after 1863 and until 1899, collection of Thomas B. Clarke, New York; [probably around 1930, with Joseph Brummer, New York]; 1930, presumably purchased by William Randolph Hearst from J. Brummer; 1930-1951, collection of W. R. Hearst, New York and from 1933, San Simeon, California; 1951-1956, with the Hearst Corporation; acquired in 1956, purchased from the Hearst Corporation.
Onde evitare l’insorgere di equivoci completiamo così la notizia data sul settimanale Fax invitando a cliccare sul seguende link
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/254922?=&imgno=0&tabname=object-information