RUTIGLIANO – Imponevano il pizzo ad imprenditori agricoli, minacciando il danneggiamento dei vigneti, con il taglio dei tiranti e dei tralci di vite, così da compromettere l’intero raccolto e quando non riuscivano ad ottenere la pretesa, assoldavano un intermediario per convincerli “bonariamente” a cedere al ricatto.A spezzare questa “catena” ci hanno pensato i Carabinieri della Compagnia di Triggiano e della Stazione di Rutigliano che, hanno troncato di netto il fenomeno, arrestando due individui della zona, noti alle forze dell’ordine, in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare (una in carcere e l’altra agli arresti domiciliari) emesse dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della locale Repubblica, per tentata estorsione aggravata. Si tratta di Nicola Gagliardi, sorvegliato speciale 40 enne di Rutigliano, che dovrà anche rispondere della violazione degli obblighi imposti e Antonio Nitti, 37enne di Noicattaro: il primo in carcere, il secondo agli arresti domiciliari.Con loro è convolta una terza persona, V.D., un 38enne incensurato di Rutigliano: l’amico della vittima, che si è prestato a confondere i ruoli estorsore/intermediario. Per lui il Tribunale ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.Il fenomeno in questione è diffuso nell’agro barese; ammontano a qualche decina i casi denunciati solo nella passata stagione, tra i mesi di giugno e settembre. Il modus operandi è sempre simile: avvicinamento della vittima con richiesta di denaro e, in caso di non cedimento alla richiesta estorsiva, esecuzione notturna dei danneggiamenti ai tiranti, ai tendoni e alla vite stessa, con la consequenziale compromissione dell’intero raccolto.Due gli episodi in questione, entrambi avvenuti in Rutigliano.Il primo imprenditore, nel periodo dei tentativi di avvicinamento, viene contattato ben nove volte. Riceve nove telefonate intimidatorie con richiesta della stessa somma: 20 mila euro, a seguito delle quali due suoi vigneti vengono danneggiati irrimediabilmente, in due distinte occasioni. Di fronte alla volontà dell’imprenditore di non cedere alle richieste estorsive, l’estorsore, deciso a guadagnarci, si “traveste” da intermediario e assolda un “vero” amico della vittima, da cui lo fa insistentemente avvicinare, cui assegna il compito di presentarlo alla vittima con il pretesto che solo lui può “calmare le acque”, ovviamente dietro lauto compenso, tra la vittima e gli estorsori; insomma in un modo o nell’altro, nelle vesti di estorsore o di intermediario/benefattore, il “lauto compenso” deve arrivare. Il secondo imprenditore è più fortunato, non subisce danni perché denuncia subito e riferisce ai Carabinieri già la prima richiesta di avvicinamento, ammontante sempre alla stessa somma: 20 mila euro. Basta solo una chiamata e il cerchio si restringe sempre intorno allo stesso estorsore.
Si invitano gli imprenditori che hanno subito danneggiamenti, a recarsi presso i Carabinieri della Compagnia di Triggiano per riferire circa eventuali tentativi di “avvicinamento” e/o di indebiti pagamenti.