
La maxievasione, come accertato dall’attività ispettiva, consisteva in un sofisticato sistema di triangolazione di fatture, relative ad operazioni inesistenti, che tre società erano solite utilizzare per azzerare il debito nei confronti dell’erario, conseguendo anche un fatturato fittizio, sul quale ottenere i contributi.
In particolare, i finanzieri hanno eseguito una minuziosa ricostruzione delle movimentazioni fra le tre società accertando l’emissione e l’utilizzo di fatture false, relative a spot pubblicitari e prestazioni di servizio mai avvenute, per un totale di oltre 4,3 milioni di euro.
Al termine, e’ stato proposto il recupero a tassazione di un imponibile pari a 1,5 milioni di euro ai fini delle imposte dirette ed oltre 450 mila euro ai fini i.v.a.
Il rappresentante legale delle tre societa’ è stato denunziato all’autorità giudiziaria per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, “dichiarazione infedele” e “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” (artt. 2, 4 e 8 del d.lgs. 74/2000).
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