CASTELLANA – Tante le parole che in questi giorni sono state sprecate per cercare di dare una spegazione allo tsunami che ha travolto la pallavolo castellanese. Tra queste l’appello sentito di Tommaso Francavilla, che si rivolge a Giuseppe Vinella, ma anche a tutti i castellanesi affinche gli facciano sentire la vicinanza, il calore e l’affetto della città delle Grotte.
“Credo di avere qualche, sia pur remoto, titolo per sentire come mia la causa della pallavolo castellanese. Io infatti facevo parte di quel gruppo di amici che, appartenendo comunque alla grande famiglia della “Materdomini” di Michele Quaranta e Paolo Minoia, nel lontano 1969 si raccolse intorno ad Enzo Lavarra, reduce da un corso di preparazione, per dare inizio alla splendida avventura che – in tandem con la gloriosa “Florens” che, forse con ancora maggiore coraggio, nello stesso periodo a sua volta decollava, intorno a Santino Camastra – ha portato il nome di Castellana alla grande ribalta nazionale di uno sport sempre più popolare e praticato. Enzo ci insegnò i fondamentali, come si cade innanzitutto, e poi come si palleggia, come si schiaccia, come si batte, come si riceve, e poi come ci si dispone sul campo nelle varie fasi di gioco. Allora la pallavolo era più semplice, c’erano soltanto alzatori e schiacciatori. I nostri alzatori erano Aldino Di Masi, Franco Laricchia e Andrea Mastellone (che data la sua grande elevazione, talora schiacciava anche). Il nostro schiacciatore principe (un autentico fuoriclasse, capace di trovare “il tempo” su qualsiasi alzata) era Luigi Coletta, dietro di lui l’intramontabile Walter Vivian, poi c’eravamo Luciano Magno, io (in realtà soprattutto buoni portieri), Savino Spinola, Nicolino Sgobba. Eravamo tanto pionieri che, per un torneo a Brindisi, ci andammo soltanto in sei, giusto quelli che servivano per scendere in campo, perché tanti ne conteneva la “1800” Fiat di mio padre. Ci facemmo onore anche lì. Certo è che venne fuori – come per la nostra dirimpettaia femminile, in cui eccellevano Maria Pia Franzoso, Maria Giovanna Annese, Rosalba Lavarra, Luciana Buongiorno – una squadra forte, che vinceva tutti i campionati a cui partecipava e che alimentò la voglia di continuare e di fare meglio.
In tutti questi anni, pur da lontano, ho seguito la crescita della squadra con l’amore che si porta ad un pezzo dalla propria vita, inorgogliendomi di fronte ai suoi successi che non potevo non sentire anche se in piccolissima parte anche miei. E quando abbiamo conquistato l’onore delle televisioni nazionali, anche per me è stato un trionfo, oltre ad un tifo infernale sia pur solo davanti allo schermo.
Adesso apprendo che proprio l’eredità di quella squadra gloriosa è diventato motivo di divisione, di rottura, addirittura di rinuncia a continuare della grandissima pallavolo castellanese, nel frattempo diventata una grossa questione economica e di costume, e soffro perché mi sembra che anche a me, come a tutto il mio Paese, sia sottratto qualcosa di mio.
Se devo esprimere un parere, ha sbagliato chi – invece di concentrare le forze per fare di Castellana la capitale della pallavolo italiana – le ha divise con una duplicazione tanto più inutile quanto più la crisi economica morde anche le attività sportive di livello. Non era questo che volevano i pionieri a titolo totalmente gratuito dello sport castellanese che hanno per primi innalzato le insegna della Mater. E se si deve scegliere tra la A1 e la A2, mi pare che la risposta sia del tutto superflua, senza che questo nulla tolga a chi, come Michele Miccolis, ha portato per anni con grandi successi la croce di questa costosa e perfino pericolosa avventura.
Di qui un appello accorato a Giuseppe Vinella, senza il quale i livelli raggiunti in questi anni sarebbero stati assolutamente inimmaginabili. Conservi a tutti noi, a cominciare dagli ormai anziani pionieri, l’orgoglio di una ribalta nazionale di cui mai come con lui siamo stati onorati, un sogno tricolore che lui soltanto ci ha fatto e ancora di più ci potrebbe far assaporare.
E a chiunque può, Istituzioni, appassionati, cittadini, comunque di far sentire a Giuseppe la vicinanza, il calore, l’affetto, la gratitudine di Castellana, ma anche il suo dolore per questa sottrazione improvvisa, che avrà tutte le sue ragioni, ma che si può evitare con un colpo di cuore”.
Tommaso Francavilla
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