aggiornato il 27/04/2024 alle 14:11 da

Carelli-Forlani, niente gita per il bimbo monello

È destinata a far discutere la decisione dei docenti della scuola Carelli-Forlani con la quale si esclude dalla gita scolastica di fine anno un alunno di seconda media che, per condotta e risultati scolastici, non sarebbe riuscito a raggiungere gli obiettivi fissati dagli insegnanti. Un provvedimento estremo, quello preso dalla Scuola, al quale si è arrivati dopo una serie di richiami ai quali il ragazzino sarebbe apparso indifferente. In assenza di un cambio di rotta da parte dello studente, i docenti sono rimasti fermi nella volontà di non portarlo in gita il prossimo 15 maggio alla Reggia di Caserta. Una decisione che lascia tanta amarezza non solo tra gli alunni, ma anche tra genitori e, pare, anche tra qualche docente. La gita, del resto, è un momento importante di formazione. E rappresenta una fondamentale occasione per socializzare, trascorrendo una giornata con compagni e docenti in un contesto più informale, che aiuta a conoscersi decisamente meglio. Un clima nel quale, forse, gli stessi docenti avrebbero potuto trovare strumenti nuovi per seguire quell’alunno che, secondo alcuni, con i suoi atteggiamenti indisciplinati prova solo a richiamare l’attenzione degli altri. È, dunque, difficile da comprendere come l’esclusione da un momento formativo, come il viaggio a Caserta, possa essere formativa. Certo, bisogna avere fiducia nel lavoro dei docenti, oggi più che mai chiamati ad una sfida complessa. I professori hanno sempre meno strumenti a disposizione per poter correggere ed orientare i ragazzi. Escludere il dodicenne dalla gita non deve essere stata una decisione facile. E, forse, si tratta di una scelta orientata a seguire il “male minore” rispetto, per esempio, ad una bocciatura. La scuola media è, probabilmente, il contesto più importante nella formazione del carattere degli uomini e delle donne di domani. È lì che i nostri bambini, ormai ragazzini, imparano a conoscersi e ad avere fiducia negli altri e, soprattutto, in sé stessi. Per questo i docenti, il cui lavoro viene talvolta ingiustamente sottovalutato e poco rispettato dalle famiglie, hanno una responsabilità enorme e un compito non facile. Formare i cittadini di domani, insegnando loro non solo la storia, la geografia, la matematica e l’italiano. Ma anche il valore, per esempio, di una squadra che sa rimanere unita e che sa accettare i limiti dell’altro. È chiaro che i limiti e le lacune dei nostri figli non possono essere colmati solo dalla scuola e dai docenti, che hanno il difficile compito di non lasciare indietro nessuno. Specie in una società così complessa nella quale si tende, troppo spesso, a condannare i ragazzi per assolvere noi stessi. Se solo fossimo capaci di ricordare l’emozione della prima gita scolastica, con il timore di non svegliarsi in tempo, e il piacere di evadere in un giorno che sarà indimenticabile… Forse capiremmo che sono tanti, troppi, i treni che abbiamo perso nell’illusione di educare al meglio i nostri figli, dimenticando che anche loro, nella loro infinita ingenuità, possono insegnarci o, almeno, ricordarci il valore dell’amicizia e dello stare insieme. Argomenti, troppo spesso, dimenticati dai programmi ministeriali.

© Riproduzione riservata 27 Aprile 2024

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