CONVERSANO – Accade sempre più spesso che i pazienti, cardiopatici e non, giunti al Pronto soccorso dell’ospedale di Conversano per ricevere prestazioni urgenti, vengano invitati dai medici a recarsi, con mezzi propri, all’Ospedale di Monopoli, senza neppure essere visitati. Questo accade nonostante esista un servizio di reperibilità, che a turno, i cardiologi devono assicurare. Ora la questione finirà sui tavoli di qualche giudice penale. Michele Lorusso, vittima di tale comportamento, ha dato mandato al suo avvocato di presentare un esposto alla magistratura affinché siano accertati eventuali reati e responsabilità.
“Venerdì sera, intorno alle ore 19.30 –racconta Lorusso– mi sono presentato al Pronto Soccorso di Conversano ed ho chiesto ad un’infermiera di parlare con un medico perché avvertivo delle sensazioni di cardiopalma. Al dottor Filippo Serafino, responsabile del servizio, ho detto di aver avvertito, pochi minuti prima, delle pulsazioni simili a quelle di quindici giorni prima, quando sono stato ricoverato d’urgenza nello stesso ospedale “F.Jaia”, per una fibrillazione atriale parossistica, e dimesso, dopo qualche giorno, con la raccomandazione di stare attento ad eventuali successivi episodi di fibrillazione che potevano essere fatali”.
“Il dottor Serafino senza visitarmi, senza controllare la pressione o sentirmi il polso, mi ha detto in modo perentorio: “lei deve andare all’ospedale di Monopoli. Qui la cardiologia non c’è”. “Ho chiesto di farmi fare almeno un elettrocardiogramma, di misurarmi la pressione, ma il dottor Serafino era irremovibile. A quel punto ho minacciato di chiamare i carabinieri e il dottor Serafino ha replicato così: “chiami chi vuole, per ora si accomodi fuori”.
“Ho atteso nelle vicinanze del pronto soccorso per quasi mezz’ora e poi ho chiamato il 112 che ha inviato una pattuglia di carabinieri.
Frattanto un altro infermiere mi ha chiamato e sottoposto ad un esame elettrocardiografico e agli esami di laboratorio i cui risultati, per fortuna, non destano forti preoccupazioni”. “E’ sconcertante – conclude Lorusso– constatare che chi arriva ad un servizio di pronto soccorso debba vedersi dirottato altrove senza che gli vengano prestate le prime cure e senza aver accertato l’eventuale gravità della patologia. Evidentemente alcuni medici stanno completando l’opera di “demolizione” dell’ospedale “Jaia” avviata dai politici.
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