2. Il documento inedito
Si riporta la trascrizione integrale della denuncia, omettendo uno scritto successivo che, per chi non avesse voluto capire, era stato compilato da altri per decodificare i nomignoli assegnando a ciascuno il vero nome e cognome. I nomi erano alterati ma non in modo tale da rendere irriconoscibili i rei. Pertanto, qui sono sostituiti da numeri.
Cittadini,
qual senso di indignazione e di rabbioso sdegno non assale noi padri, spettatori di siffatta mercenaria, subbiettiva, egoistica, nonché artificiosa ed ipocrita condotta del chiericato, che, ingiustificabile per noi!, è imperante in questo ignorante ed inquinato paesello?
Ancora una volta si lasceranno impuniti sì noti spudorati protagonisti di ripetuti fattacci, che di giorno in giorno prosternano, infangano, pervertono la morale, unica garanzia per la quiete e la pace delle nostre famiglie?
Come ricercare più la pudicizia e la onestà delle nostre figliuole, costrette spettatrici di scandalosi avvenimenti sacerdotali? Che pecorume!…
Ma via!; si vuole ancora ritenere inopportuno l’apparecchiarsi a bandire dal civile consorzio la figura viziosa ed abominevole del pseudo ministro cristiano? Che setta bassa e menzoniera!
Ma tutto passa nell’oblio in questo paese?
Mirate, mirate un po’ l’epopea dei nostri chiercuti!
1° Prete: le sue gesta sono recenti; sfacciato rapitore… via… e fuori delle…
2° Prete dal capo membro, miratelo! Un linguacciuto! O in casa o alla casina Liboriana con la sua Rosina (Italia)…
3° Prete, il musico beccaio: dai fluttuosi amplessi con la signora delle rose, passa, senza veder chiesa, 24 anni di vita campagnola da vero puledro gentiliano su quattro favorite rusticane. Vi paiono pochi 24 anni di servizio ininterrotto in manovre deliziose? Ora è stipendiato, docente di morale dal confessionale, affettuoso confidente della locale marchesa di Venezia, prodiga di sommette estorte a gente idiota e di erronea opinione.
4° Prete: padre e pedagogo affettuoso d’un prossimo giureconsulto e viaggiatore categorico in settembre per santa visita alla sua diletta suora di sant’Anna, ora defunta, indi non più viaggi.
5° Prete: pagò 100 piastre l’onore di una fanciulla polignanese ed ora… è salvo. “Laus, gloria et honor”.
6°, 7°, 8° Prete: Marca depositata della società in accomandita fra tre soli azionisti con segreteria al sagrestano maggiore della Cattedrale. Ricavato utile anno 1906: resa madre una ingenua ragazza nei pressi di S. Antuono. Di chi la paternità? Viva il triunvirato!
Il 6° Prete da solo: irrequieto vagheggiatore della pinguedine cognatesca. Nonostante deperimento, esilità sua salute, riscalda tutta notte e carica costantemente la non fedel metà del ladronesco germano.
9° Prete: inabile alla zappa perché infermiccio, si fe’ chierico. Per naturale sua tendenza, entrò per consanguineità, commilitone dello zio acquerellista, nel pappidesco e rubaiuolo recinto, al maneggio occulto, macchinoso, istrionico, per ottenere vantaggi ecclesiastici. Si capisce! Prete, Canonico, Prefetto d’ordine…, ma, zio Prefetto gli insegnò a suonare la tastiera e a guerreggiare alla sordina e… fuori dal collegio! Torna dal viaggio tutto poeta e si dà a lettere amorose; circolano le fotografie, circolano i soldi. Finalmente, lo si vede ridere con meraviglia in piazza. Che è? Il traffico concubinesco è in perfetta rotazione. Giallognolo itterico! Fosti colto sul fatto e non puoi mentire. Inutili i tentativi sofficanti della parenteria. Unanime, la cittadinanza deplorò la reale tresca con la infuocata fornarina. Destino! Sfruttato, calunniatore e giallomatto il tuo volto appare.
10° e 11° Prete: Pur affamato e pidocchioso, il germano Primicerio è espulso dall’Episcopio dall’attuale Eccellenza per attiva sodomia. Il secondo, poi, rende madre una giovane beghina, che, tuttora vedesi al secondo piano del palazzo; in perfetta forma coniugale vive con la beghina madre, ciucco e spallacorta con due fiorenti putti.
12° Prete: benché forestiero, pure non son tardate a giungerci notizie di sue non lusinghiere gesta! Ci informeremo e ne parleremo.
13° Prete: dalla aprica campagna agnanesca, ove ben furono ottemperate le sue maliziose, seducenti risatine, passò la paziente, per divisamento di un prolungato godere, in dono alla tenorile voce. Da pertutto, con apparenti e simulate gherminelle servizievoli, s’introduce, illudendo [eludendo] vigilanza, custodia, verecondia, familiarità e, abilmente schermendosi, da macchione libidinoso tocca, tasta e solletica e al senso suo mingherlino scopre… le pubesche parti. Che altro tipo di mascalzone! Benedetto quel saio che nasconde le infelicità! Nessuno t’accoltella? Dì un po’, spudorato simoniaco, come bene testimonia quel tale diadema: che fa la comare di Vis a via? Ci dirai: e di tutte le altre? Si sa, ne avremmo per sei mesi a dirne! Beccone! O becco inesorabile, o piaga infaunata! O non indegno congiunto della notissima rapace progenie!
14° Prete: Per debito d’imparzialità non tralasciamo l’amico, compendio fangoso, che, se non meritevole professore di…(omissis) (e di ciò grazie al nostro Pastorello) lo sappiamo valentissimo battitore della madre. Poverella! Se cieca, perché scacciarla di casa? Che belva! Non t’avrebbe visto lo stesso, negli scatti voluttuosi, molestare l’ex convivente e nubile sorella nel suo verginale letto, né t’avrebbe mirato di sera, imbacuccato, dirigerti alla casetta esposta al sol levante e rimanervi la notte fra madre e figlia. E tu, povera ed ingenua nipote, orfana, come andrai a marito, se palesemente assecondi le brutali tentazioni di chi si maschera zio? O novella e donataria nipote, libertinella abituale, corri, corri a saziare le brame del lussurioso e brutale tipo. Che bell’esempio sacerdotale! Che occulto e sporco manovratore! Quanta doppiezza! Giù la maschera, gufo reale, campione di estorsione familiare! Butta, butta la sottana al germogliato grano e… via di qui fetida figura, pozzanghera che imbratti la dignità umana, parenti, casa e patria. Puff!
Degli altri fra non molto. Accusandovi, o cittadini, il nostro fermo volere di esordire una buona volta per la spazzatura della malsana figura pretile e fiduciosi di riuscire ad illuminare le ottenebrate menti della massa, pur non ancora scevra di pregiudiziali incisioni, ci volgiamo animosi a te, o santo duce, o gran cavaliere dell’umanità, affinché il tuo spirito aleggi nella nostra mente, infiammi i nostri cuori, onde giungere all’adempimento di quel voto, che, sorto spontaneo nell’animo di liberali ed onesti cittadini, fu soffocato dalle sinistre insinuazioni di siffatta diamolica (forse diabolica) setta.
L’invettiva contro il «chiericato» di Conversano, ricca di indicazioni precise, stilata con linguaggio forbito e castigato, raccoglieva malignità diffuse in tutto il paese. Per mitigarne la portata si disse essere opera di un monaco che, scoperto in flagrante congiungimento con una suora, era stato sospeso a divinis. Ma da una attenta lettura si evince una chiara matrice politica, «liberali onesti cittadini», con un fermo richiamo ai doveri sacerdotali rivolto ai ministri cristiani di pretto stampo conservatore e antimodernisti.
Il canonico Giuseppe Bolognini (1860-1942), nelle biografie dei vescovi Génnari e Lamberti riportate nella sua storia di Conversano, non fa cenno del più importante movimento, il modernismo, che attraversò la Chiesa ai suoi tempi: poteva essere un autorevole testimone. Invece lo ignorò: il silenzio era la sua condanna più ferma come si evince dalle pochissime parole dedicate al vescovo Domenico Lancellotti[1] (1919-1932): Nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum.
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