Peppino Laruccia, noto sportivo accompagnatore della squadra di calcio che vinse il Campionato “Italia libera” nel 1945-46, nel 1949-50 allestì, come allenatore, una squadra di calcio per il campionato provinciale di II Divisione e una seconda squadra per il campionato giovanile. All’esordio della prima squadra, ritenendo che la preparazione non fosse adeguata, escogitò l’espediente di allagare il campo per renderlo impraticabile con secchiate di acqua (Allo scopo utilizzò anche quelli della “Giovanile”) per il rinvio. Ma l’arbitro non abboccò e il Conversano, con maglia viola, giocò e perse la partita. I risultati successivi non furono all’altezza delle aspettative. I cittadini furono delusi poiché speravano che si emulassero i fasti del 1945-46. E così, Peppino Laruccia abbandonò la I squadra al suo destino e inviò la “Giovanile” a ultimare il deludente campionato di II Divisione. Finì in tal modo l’avventura calcistica dell’U.S. Conversano nel dopoguerra. Di calcio non se ne ebbe più a parlare perché il terreno di gioco fu utilizzato per la costruzione di case popolari. Solo tempo dopo, agli inizi degli anni Sessanta, fu costruito in via Turi il nuovo campo sportivo “P. Lorusso”. Con la presidenza di Peppino Martino detto “Il barone” si risvegliò il tifo calcistico dei conversanesi. Una squadra nuova di zecca conseguì apprezzabili risultati. Gli incontri con il Galatina sul campo di Brindisi e Taranto finirono in pareggio e solo la monetina impedì all’U.S. Conversano di accedere alla IV Serie. I tifosi del Galatina provocavano i conversanesi presenti appellandoli “agricoltori” un termine che voleva essere offensivo perché per essi aveva il significato di “villani”. Ma non provocò alcuna reazione: non fu compreso.
Ma questa è un’altra storia.
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