Alla campagna d’Etiopia, durata sette mesi dal 1935 al 1936, seguì la guerra civile spagnola (1936-1939) che annovera tra i partecipanti il conversanese magg. Stefano Martino (1889-1937), mutilato e decorato della grande guerra. Riportò ferite negli scontri con i socialisti in occasione dei fatti del 25 febbraio 1921 a Conversano. Si arruolò nelle truppe volontarie il 6/1/1937 con la mira di un posto di lavoro dopo il conflitto. Combatté come legionario a fianco delle forze nazionaliste che appoggiavano il gen. Francisco Franco. Ebbe un ruolo non secondario nella conduzione delle operazioni belliche sul fronte Nord per la conquista di Bilbao al comando del generale spagnolo Emilio Mola Vidal[1]. A fine maggio dello stesso anno giunse a Conversano la notizia della sua morte, avvenuta il 28 maggio 1937, a San Sebastian (una provincia dei Paesi Baschi a 20 km dal confine con la Francia). Scarne le notizie: era stato ferito al piede da schegge di una bomba caduta per errore alla stazione di San Sebastian, secondo la versione ufficiale. A causa del subentro della cancrena gli fu amputato il piede e poi una gamba presso l’ospedale di San Sebastian che era nelle mani dei nazionalisti. Qui morì perché curato male come riferisce la figlia Carmela[2]. Entra ora in scena Michele Panaro figlio del farmacista Vincenzo (alter-ego di Di Vagno) con cui ha avuto un rapporto conflittuale. Aveva lasciato il liceo per partire volontario in Spagna in qualità di autista addetto al vettovagliamento dei combattenti sul fronte di Bilbao. Entrato in un bar di San Sebastian, per caso, vide un solenne corteo funebre militare. Chiese al barista di chi fosse e alla risposta «Un ufficiale italiano: il magg. Stefano Martino», gli sfuggì la tazza del caffé dalle mani. Il giovane Michele Panaro, nell’esercizio del suo compito non volle abbandonare il mezzo colpito da una bomba e perse la vita.
San Sebastian è a poche decine di chilometri da Guernica distrutta con bombardamento a tappeto il 26 aprile 1937 da formazioni dell’aviazione tedesca e italiana (Barbieri 2006: 364-367). Due giorni dopo, la città fu occupata dalle forze guidate dal gen. Mola. Di qui le truppe nazionaliste mossero alla conquista di Bilbao occupata il 19 giugno. Guernica e Bilbao erano nella zona repubblicana. Il governo di Francisco Franco ha sempre negato il bombardamento su Guernica e sostenuto che la distruzione della città era da addebitarsi alle forze bolsceviche in fuga. La politica del non intervento chiesto da Francia e Inghilterra nella guerra di Spagna ipocritamente sottoscritta da Germania e Italia induceva i contendenti a negare coinvolgimenti di altre nazioni.
Famoso il quadro “Guernica” (inizialmente ispirato dalle corride) con cui Pablo Picasso denunciava gli orrori delle guerre e i massacri di civili. Il quadro fu esposto nel padiglione spagnolo all’Esposizione internazionale di Parigi nel 1937. Con George Steer[3] contribuì a sensibilizzare le coscienze di tutto il mondo contro il terrorismo aereo.
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno nella rubrica “Informazioni e notizie dell’ultima ora” per tutto il periodo della guerra in Spagna è riportata la cronaca del conflitto sul fronte di Madrid e sul fronte Basco.
Il 28 giugno 1937, per il trigesimo, nella Cattedrale di Conversano mons. Luigi Gallo celebrò la messa in suffragio di Stefano Martino. Il vescovo mons. Falconieri, prima dell’assoluzione al catafalco, «Ha pronunciato toccanti parole in memoria del maggiore Stefano Martino caduto in terra straniera per la difesa della storia, della civiltà e della religione». Nel 1939 aveva termine la guerra di Spagna con la vittoria di Francisco Franco. La Chiesa si espresse in favore dei nazionalisti.
Il parlamento tedesco, il 24 aprile 1999, ha presentato scuse formali per l’attacco a Guernica del 1937.
[1] Emilio Mola Vidal (1887–1937) fu uno dei generali artefici, con Francisco Franco Bahamonde, dell’Alzamiento contro il governo repubblicano. Rivale astuto e temutissimo del pari grado Franco che lo gratificava dell’appellativo “cretino”. Era al comando delle truppe che operavano al nord per la conquista di Bilbao. Per sfondare le linee basche invocò l’intervento della Legione tedesca Condor che effettuò la distruzione di Guernica. Morì il 3 giugno 1937 a bordo di aereo che cadde forse per sabotaggio. Fu sospettato F. Franco.
[2] La gangrena gassosa, infatti, si sviluppa in seguito a ferite alle estremità e porta alla morte. Molte le vittime mietute durante la Grande guerra. Nella seconda guerra mondiale, ne morì la principessa Mafalda di Savoia internata nel campo di Buchenwald nel 1944. Oggi, viene curata con la camera iperbarica.
[3] George Steer (1909-1944), inviato del “The Times”, in un articolo (Bilbao, 27 aprile 1937) descrive le terribili conseguenze del bombardamento tedesco su Guernica.
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