Quarant’anni fa in via Cesare Battisti la Dottoressa Tonia Mangiolino iniziava la narrazione di una vita, dedicata a clienti speciali: ammalati, parenti di malati, persone che necessitavano di essere semplicemente ascoltate. Sul numero di Fax di sabato, siamo stati noi ad ascoltare lei, intervistandola, partendo proprio dall’ultimo evento.
Come avete festeggiato?
I miei figli e i miei collaboratori, a mia insaputa, mi hanno organizzato una festa a sorpresa. E’ stata un’emozione molto forte: non me l’aspettavo assolutamente! Per l’occasione ho visto persone che hanno condiviso con me questa lunga intensa esperienza, ma anche persone che mi hanno voluto mostrare gratitudine, per il sostegno e l’appoggio che hanno avuto da me in tutti questi anni e la cosa mi ha fatto molto piacere!
In cosa ha conseguito la sua laurea, dottoressa Mangiolino?
Io mi sono laureata in Farmacia, presso l’Università degli Studi di Bari nel 1982
Ricorda la data precisa in cui ha iniziato a lavorare nella Farmacia di Don Saverio?
Sei mesi prima della laurea ho incominciato il mio tirocinio presso la Farmacia del dott. Ruggiero. Ero molto giovane e, tra l’altro inesperta, mi sono buttata nel vuoto! Però è stato molto bello, perché il contatto con la gente mi ha sempre gratificata.
Come venivano trattati e considerati allora i laureati non proprietari di una Farmacia?
Diciamo che soprattutto per le donne era diverso: le donne ancora oggi, posso dire che non hanno proprio la stessa attenzione e considerazione: figuriamoci allora! Anche negli aspetti più banali: mi chiamavano “signorina”, piuttosto che dottoressa! A me, però, non è mai dispiaciuto, questo fatto. Però, essere riuscita a costruire tutto questo, nonostante questi dubbi, nonostante le mille perplessità da parte di tanti, nonostante i pregiudizi delle persone che sulle donne non contavano molto (o affatto!) è una vera conquista!
Cosa l’ha spinta a rilevare la sede?
Ero appassionata di quell’attività e continuare ancora mi sarebbe piaciuto. Io sono un po’ abitudinaria: lasciare un’attività in cui io mi ero già avviata. Ho preferito caricarmi di un peso non da poco: sia dal punto di vista della responsabilità che dell’impegno finanziario, pur di non lasciare una situazione a me già nota e cara. Per molti ero già come una di famiglia, con la quale venivano, anche quotidianamente, a condividere le proprie gioie e le proprie preoccupazioni.
Come sono andati i primi tempi?
Quando si sparse la voce che don Saverio avrebbe venduto la Farmacia, tutti i suoi clienti si mostrarono preoccupati: temevano che sarebbe stata venduta a qualcuno che loro non conoscevano e che avrebbe potuto cambiare un po’ il sistema. Si sono rassicurati, quando hanno appurato che sarebbe rimasto tutto uguale. All’inizio la Farmacia era poco frequentata: a poco a poco il flusso della clientela è aumentato, sino ad arrivare a costruire ciò che c’è oggi.
Chi l’ha sempre affiancata nelle sue scelte?
Da subito, sia mio marito che mio figlio Ottavio, che si stava per laureare in Farmacia. Ambedue sono stati un buon motore, perché comunque mi hanno supportata emotivamente, incitandomi ad andare avanti, perché comunque da sola, senza le loro spalle forti, non ce l’avrei fatta.
E nella sua attività?
Ho con me un pool di efficienti collaboratori : sei farmacisti, due esperti, che seguono il settore cosmetico, una ragazza che segue il reparto “Infanzia”, un magazziniere, un ragioniere. In questo modo la nostra squadra è composta da più elementi specializzati nei vari settori.
In cosa ravvisi le maggiori difficoltà?
Ci sono dei giorni difficili, quando non si riesce a trovare un prodotto: come quelli dei due anni di pandemia o quando si deve stare per 12 ore ininterrottamente in piedi. Io, però, sono convinta che se ti piace un lavoro, la difficoltà riesci ad accettarla!
E le maggiori soddisfazioni?
Sono contenta di questo contatto con la gente… sono contenta quando riesco a dare un buon suggerimento. Quando tu lavori e il tuo lavoro è pesante, ma poi quel lavoro ti dà un frutto e quel frutto è la gratitudine delle persone, che vanno via da te soddisfatte, per come le hai considerate, per come le hai aiutate a trovare una soluzione al loro problema. Allora riesci a sentirti appagata dal tuo lavoro.
Uno dei suoi collaboratori, dottoressa Mangiolino, è proprio suo figlio, il dott. Ottavio Ungaro. A lui voglio chiedere” Come si sente considerato dalla titolare della farmacia”?
“Io sono da 12 anni, in farmacia. Molti sono i motivi che mi hanno fanno sentire parte integrante di un lavoro di squadra vincente:
– L’automatizzazione dell’ordinario
– L’ottimale suddivisione di compiti
– La selezione ben ponderata e la formazione del personale
– La potenza dell’accoglienza del cliente
– Il mettere il paziente a proprio agio
L’innovazione tecnologica ci ha permesso di superare alcune difficoltà gestionali, dandoci la garanzia di affrontare lo straordinario in modo efficiente.”
Esistono delle caratteristiche oggettive che determinano un team vincente: obiettivi comuni, senso di appartenenza, coesione, serenità, team building. Oltre ciò è necessario concentrarsi sui punti di forza del singolo. La carta vincente della Farmacia Mangiolino è, sicuramente, ravvisabile nel procedere come un gruppo unico, una squadra che fonda sul rispetto del ruolo di ciascuno, ma in sinergia con quello degli altri; ma anche nel saper accogliere il paziente con attenzione e con grande capacità di ascolto. In tutto questo, la farmacista Tonia Mangiolino è stata in grado di: – Individuare i punti di forza di ciascun membro del team. – Portare ogni collaboratore a fare ciò per cui è maggiormente portato, affidandogli il ruolo giusto. – Creare un clima di lavoro basato sulla fiducia reciproca. Come solo un vero leader autorevole sa fare.
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