MOLA – Esiste ancora la censura per le opere d’arte non comprese? Stando a quanto accaduto presso Palazzo Roberti lo scorso sabato 4 luglio all’inaugurazione della mostra “Vuoto Pienissimo”, sì, la falsità della censura esiste ancora. Seconda mostra ideata dai molesi Giuseppe Pansa e Domenica Fanizza, la collettiva racchiude l’espressione artistica di vari talenti regionali che giocano sul potenziale arricchimento artistico di contenitori culturali che troppo spesso ospitano finte opere d’arte, la collettiva si è aperta sotto il segno della polemica. Mentre gli artisti aprivano le porte del “Contenitore Palazzo Roberti” per inaugurare la propria collettiva, un uomo si è introdotto nelle stanze ed ha iniziato ad inveire contro le opere esposte tacciandole di volgarità, di oscenità e chiedendo a gran voce che la mostra fosse chiusa perché, stando al proprio parere, le opere esposte erano un’offesa alla pubblica decenza. Sulle opere incriminate dall’uomo, pendeva come capo d’accusa l’oscenità data da esplicite espressioni di sessualità. Non compresa, l’ironia ed il messaggio che l’artista ha racchiuso nelle proprie opere: viviamo in una società che esprime se stessa solo attraverso espliciti riferimenti sessuali. Le opere, che non hanno niente di tanto scandaloso se si considera che in tv per vendere un sigillante si fa riferimento al sesso, hanno mandato su tutte le furie l’uomo che, non curante di essere in un luogo in cui si celebra e si ospita la cultura, ha iniziato ad urlare creando una situazione di disagio tra i visitatori che, attoniti hanno assistito alla scenetta. L’arte contemporanea porta con sé un grosso fardello, un pregiudizio di cui spesso è vittima: si crede che sia comprensibile solo ai suoi creatori, che tutti gli altri non sia abilitati a comprenderla. Non solo, si crede anche che l’opera contemporanea non abbia capacità comunicative tali da toccare le emozioni di chi l’osservi, poiché non sa liberare il concetto. Banali e sciocchi pregiudizi che fortunatamente grandi artisti e i più importanti musei hanno sfatato. L’arte nasce sempre in una circostanza di contemporaneità, è il tempo che la colloca nel passato. Nasce sempre come espressione di denuncia o di esaltazione di un determinato momento storico che l’artista vive ed esamina nel proprio “io” per poi renderlo al pubblico con le proprie emozioni. Che si comprenda o meno il messaggio dell’artista, è compito dell’osservatore indagare e andare oltre le apparenze. Tanti nel corso della storia gli artisti che hanno pagato il dazio per essere stati troppo espliciti nel criticare, con le proprie opere, la società o per aver voluto togliere il velo dell’ipocrisia. Modigliani fu accusato di oscenità per la sua interpretazione delle nudità femminili; oggi quegli stessi quadri che ieri bigotti occhi accusarono e vollero censurare, sono stimati tra i più eleganti esempi di nudo. Michelangelo fu accusato di oscenità per l’interpretazione dei suoi corpi nudi nell’affresco del Giudizio Universale, eppure la sua opera è la massima espressione di creatività artistica, è uno dei patrimoni culturali dell’umanità. Forse i paragoni sono eccessivi, ma il senso è lo stesso: da sempre chi interpreta fuori dagli schemi, chi denuncia una realtà troppo finta, viene censurato. Le opere sono rimaste coperte per tutta la serata di lunedì, è stato grazie all’intervento dell’assessore alla cultura, il dott.Carbonara, se la mannaia della censura non è caduta sulle opere; infatti, le opere incriminate sono state allestite in una piccola saletta destinata ad un pubblico adulto o a chi ha voglia di andare oltre le apparenze, cogliere l’essenza che la forma nasconde. E’ dall’intolleranza, dalla mancanza della volontà di comprendere che nasce la volgarità. È la malizia che si cela dietro gli occhi di chi guarda l’opera che la rende volgare, poiché la priva dell’intento artistico. Quale sensibilità potrebbero urtare opere che chiedono al visitatore di non fermarsi all’apparenza, di non accettare che la massa inglobi la personalità e che spingono alla riflessione? Non c’è niente nelle opere che hanno fatto gridare allo scandalo che non si veda giornalmente in un programma televisivo o sulle pagine di un rotocalco.
Ulteriori dettagli e approfondimenti sul prossimo numero di Fax in edicola da sabato 10 luglio.
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