Ci sono anche dei molesi tra i 35 arrestati dei oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di Bari che con un’imponente operazione antidroga hanno fatto scacco matto ad un’associazione mafiosa contigua al clan Palermitti che operava su Bari e provincia. Si tratta di Michele Bellantuono (detto Michi), Matteo Bellantuono, Giovanni Genco (detto Cebab), Gianvito Comes, Vaccarelli Alessandro Nicola. I militari si sono mossi prima dell’alba con uno spiegamento di forze imponente. Centocinquanta i militari impegnati nell’operazione che hanno potuto contare sul supporto del nucleo elicotteristi e delle unità cinofile. In manette sono, dunque, finiti 35 soggetti, indagati a vario titolo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, di cui 12 anche per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal Tribunale di Bari – Sezione GIP, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia. Nel corso dell’operazione sono state eseguite perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga con il supporto da unità cinofile, di un elicottero, dei Cacciatori Eliportati di Foggia e da personale delle Squadre di Intervento Operativo dei Carabinieri. L’operazione di oggi, denominata “ASTRA”, costituisce il compendio di un’indagine, avviata nel 2016, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Bari Centro, mediante articolate attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi (circa 1,6 kg di cocaina, 41 kg di hashish, 19 kg di marijuana e 67 g di eroina, nonché 30.000 euro in contanti, una mitraglietta modello Skorpion con relativo munizionamento cal. 7.65 e 2 pistole giocattolo prive del tappo rosso), oltre a consentire l’arresto in flagranza di reato di 15 persone. Emblematico il sequestro, effettuato nell’ottobre 2017, a Mola di Bari, quando in un blitz nell’agro di proprietà dei due fratelli Bellantuono, i Carabinieri sorprendevano gli stessi mentre stavano ancora interrando della sostanza stupefacente. Nella circostanza, furono sequestrati 30 kg di hashish, 2 kg di marijuana e 78 g di cocaina, 10.000 euro in contanti, una mitraglietta Skorpion con relativo munizionamento cal. 7.65 e 2 pistole giocattolo prive del tappo rosso. L’indagine trae origine da una richiesta d’aiuto fatta dalla sorella di una donna tossicodipendente che, nell’ottobre 2016, si recò, ormai esausta della vicenda di disagio familiare in cui, suo malgrado, era coinvolta, presso la Stazione Carabinieri di Bari Principale per denunciare gli spacciatori che vendevano droga alla sorella, un’impiegata a tempo indeterminato, la quale dilapidava costantemente, da circa un decennio, il proprio stipendio e le risorse economiche della famiglia. La denuncia era finita tra le migliaia che pervengono in Procura, ma era stata intelligentemente valorizzata da un Sostituto Procuratore che, insieme ai Carabinieri, ha intuito gli orizzonti investigativi ed insieme hanno “investito” su questa indagine. I militari, quindi, rincuorando la denunciante, provvedevano immediatamente a monitorare i contatti della donna, riuscendo a identificare ben presto diversi soggetti gravati da pregiudizi in materia di spaccio di droga e a ricostruire tutto il circuito criminale. Successivamente il procedimento è stato affidato ad un pool di tre magistrati. Si è accertato che le palazzine di Via Caldarola 39/A del quartiere Japigia, ed il particolare la palazzina “L”, erano una centrale di spaccio tra le più floride della città e che i capi dell’organizzazione, appartenenti alla famiglia Martiradonna, lucravano tali e tanti guadagni da poter allargare il giro d’affari fino ad investire nel comune di Mola di Bari, dove veniva aperta una vera succursale. Sono state ricostruite le dinamiche di spaccio, documentando oltre 25.000 episodi di cessione al dettaglio che, unitamente al valore dello stupefacente sequestrato, consentono di stimare il giro d’affari complessivo in oltre un milione di euro. Dalle investigazioni è anche emerso che i membri dell’associazione, dalle carceri, continuavano a partecipare alle attività illecite, a impartire direttive e a finanziare acquisti di droga. Ciò tramite le ambasciate comunicate all’esterno nel corso dei colloqui con i familiari. Essa operava incessantemente per reperire sempre nuovi canali di approvvigionamento, trasportare in sicurezza ed occultare mediante “interramento” droga, armi e denaro, oltre a distribuire capillarmente il prodotto nelle piazze di spaccio. È anche importante sottolineare che l’indagine rientra in un complesso di attività coordinate dalla DDA. Le investigazioni che riguardano i traffici di stupefacenti su tutto il territorio di competenza della Distrettuale sono moltissime e spesso si intrecciano, perché riguardano i fornitori internazionali, i grossisti, gli intermediari, i luoghi di occultamento, quelli di confezionamento e solo alla fine lo spaccio. E quindi sono indagini che coinvolgono tutte le Forze di Polizia su tutto il territorio del Distretto, che vanno gestite coerentemente. Questo è il compito della Distrettuale e questo è il riconoscimento che dobbiamo ai Carabinieri ed alle altre Forze di Polizia, sempre disponibili alla collaborazione reciproca.
Droga, 5 molesi tra i 35 arrestati nell’operazione ASTRA
© Riproduzione riservata 17 Maggio 2021
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