BARI – Sono stati revocati, il 22 maggio scorso, gli arresti domiciliari alla signora Sabrina Marchesani, arrestata l’11 maggio nell’ambito di un operazione della Procura della Repubblica del Tribunale di Bari, denominata “Caffè Stop”, finalizzata a stroncare un giro di estorsioni ai danni di imprenditori di Monopoli e di comuni limitrofi e che portò all’arresto di otto persone.
Il Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Scamarcio, all’esito dell’interrogatorio di garanzia e su istanza del difensore della Marchesani, avv. Antonio Romano, ha ritenuto notevolmente attenuato il quadro cautelare a carico dell’indagata. L’avvocato Romano, peraltro, sostiene che negli atti d’indagine non vi sia alcuna prova che la Marchesani abbia incaricato pregiudicati, o eventuali intermediari, per estorcere il legittimo credito vantato dalla sua Società. La Marchesani nel corso dell’interrogatorio, avrebbe prodotto idonea documentazione con la quale dimostrava di aver agito nella massima legalità incaricando un avvocato civilista per il recupero del credito portato dalle cambiali, emesse dal suo debitore ed andate insolute e protestate. L’avvocato che rappresentava la società della Marchesani, avrebbe assistito quest’ultima dal momento della stipula della cessione del ramo d’azienda sino alla risoluzione del contratto per inadempimento del debitore, garantendo in tal modo una tutela legale assolutamente incompatibile con le presunte richieste estorsive attribuite alla Marchesani dalla Procura. La 47enne finì agli arresti domiciliari in quanto, secondo l’accusa, implicata nei rapporti tra un imprenditore castellanese e alcuni soggetti accusati a vario titolo di estorsione aggravata, nei cui procedimenti penali era coinvolta anche la vendita di un esercizio commerciale al centro di Mola di cui la 47enne era proprietaria.
Il Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Scamarcio, all’esito dell’interrogatorio di garanzia e su istanza del difensore della Marchesani, avv. Antonio Romano, ha ritenuto notevolmente attenuato il quadro cautelare a carico dell’indagata. L’avvocato Romano, peraltro, sostiene che negli atti d’indagine non vi sia alcuna prova che la Marchesani abbia incaricato pregiudicati, o eventuali intermediari, per estorcere il legittimo credito vantato dalla sua Società. La Marchesani nel corso dell’interrogatorio, avrebbe prodotto idonea documentazione con la quale dimostrava di aver agito nella massima legalità incaricando un avvocato civilista per il recupero del credito portato dalle cambiali, emesse dal suo debitore ed andate insolute e protestate. L’avvocato che rappresentava la società della Marchesani, avrebbe assistito quest’ultima dal momento della stipula della cessione del ramo d’azienda sino alla risoluzione del contratto per inadempimento del debitore, garantendo in tal modo una tutela legale assolutamente incompatibile con le presunte richieste estorsive attribuite alla Marchesani dalla Procura. La 47enne finì agli arresti domiciliari in quanto, secondo l’accusa, implicata nei rapporti tra un imprenditore castellanese e alcuni soggetti accusati a vario titolo di estorsione aggravata, nei cui procedimenti penali era coinvolta anche la vendita di un esercizio commerciale al centro di Mola di cui la 47enne era proprietaria.
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