MONOPOLI – Migranti con permesso di soggiorno insieme alle famiglie, in “comunità”. Non soltanto offrendo dei pasti caldi o un tetto sotto cui dormire ma per sperimentare la gioia della “accoglienza” e dell’integrazione come possibilità di crescita reciproca di cui la casa diventa opera “segno”. E’ il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”, promosso da Caritas italiana e sostenuto dalla Diocesi Conversano-Monopoli, con l’obiettivo di accompagnare per sei mesi, in forma gratuita, i beneficiari accolti in un percorso di autonomia sociale, lavorativa, abitativa. Il Museo Diocesano, nella serata di mercoledì, ha fatto da cornice alla presentazione dell’iniziativa, a cura di don Michele Petruzzi, direttore della Caritas diocesana, e di Adriana Colacicco, Giuseppe Ventrella e Sabrina Bianco, referenti del progetto. Accoglienza, comunità, segno sono, appunto, le tre parole chiave attorno alle quali si svilupperà l’azione solidale. S.E. Mons. Domenico Padovano, soffermandosi sul tema dell’immigrazione già presente nella Sacra Scrittura, ha ricordato gli “Italiani con la valigia di cartone e carichi di tristezza” partiti nella speranza di un futuro più roseo: “60 milioni di Italiani vivono all’estero. La Chiesa ribadisce il diritto a non migrare ma ci sono problemi. I migranti, i rifugiati ci interpellano. Sono fratelli in cerca di una vita migliore” ha detto prima della benedizione della casa dedicata all’accoglienza dei migranti, sita in vico Argento e donata alla Caritas Diocesana da don Gesumino Caprera, fu parroco della Sacra Famiglia nell’agro di Monopoli. Al taglio del nastro hanno preso parte le prime quattro famiglie impegnate nel progetto-accoglienza (una famiglia per Putignano, Monopoli, Conversano e Pezze) e che avvieranno il progetto: “Oggi -ha detto don Michele Petruzzi- non risolviamo il problema dell’immigrazione ma la Chiesa, attraverso la famiglia, valorizza l’incontro e lo scambio fra culture”.
Caritas e Diocesi inaugurano la casa del rifugiato
© Riproduzione riservata 17 Marzo 2016
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