MONOPOLI – Un piccolo viaggio nella comunità cinese presente nella nostra città. E’ quello che nei giorni scorsi abbiamo effettuato, tentando di scoprire un mondo che, pur geograficamente e per tradizione lontano, tuttavia, è ormai radicato nel nostro territorio. Il quale è certamente affascinato dal gusto orientale e dall’atmosfera di Pechino&dintorni. Infatti, pullulano ogni giorno di più nella nostra città, ma non solo, i negozi di abbigliamento e di oggettistica di proprietà di cinesi ed i ristoranti di cucina tipica cinese. La 26enne Xiangi Zhou (per gli italiani Chiara), ad esempio, titolare del punto vendita di abbigliamento di via Veneto, è da 10 anni in Italia e da due a Monopoli. Per 8 anni, da quando era sedicenne, ha vissuto in Sardegna, dove ancora oggi la sua famiglia risiede. Xiangi ci spiega che dei cinesi che vivono a Monopoli e che qui, come lei, hanno aperto attività commerciali, ne conosce pochi in realtà: “Qui ognuno fa il proprio lavoro; così come tra italiani, anche tra di noi c’è concorrenza”. L’asiatica, a Monopoli con il marito e una figlia, Vanessa, nata otto mesi fa proprio al San Giacomo, due anni fa ha avviato il suo esercizio commerciale, che, al momento, ci dice, prosegue positivamente, “anche se siamo in un periodo di crisi”. Riportiamo a Xiangi il luogo comune per il quale nei negozi cinesi si risparmia a causa della più scarsa qualità dei prodotti: “E’ vero che da noi ciò che in un negozio italiano costa 80 euro, lo paghi 10; loro probabilmente vogliono guadagnare di più ed alzano il prezzo; noi ci rifacciamo al prezzo dell’ingrosso”. Ma la qualità? La titolare del ristorante cinese di via Barnaba, Ivana, ci spiega: “Ci sono alcuni prodotti di qualità, altri no. Di certo le grandi marche nei nostri negozi è difficile trovarle”. Ed a proposito di cibo: “Noi qui prepariamo solo piatti tipici della cucina cinese, ma ci capita di mangiare anche la pizza o piatti italiani”. Tra i clienti (quasi tutti italiani) del locale, vanno a ruba i celebri spaghetti di soia, gli involtini, i gamberetti alla piastra. Xiangi, invece, confessa di essere ghiotta di pasta asciutta e di agnello arrosto. Durante il nostro incontro al ristorante sono presenti anche Ami e Ajie, due giovani, che a differenza di Ivana e di Xiangi, faticano a parlare in italiano. “E’ troppo difficile imparare la vostra lingua – afferma, sorridendo, la commessa del negozio di abbigliamento di Via Lepanto che, poco prima, ci ha rivelato di mangiare “solo riso perché è più economico”. “Ho 20 anni – ci racconta la commessa, tornando sul tema linguistico – da quando ne avevo 10 sono in Italia. A Roma ho completato la scuola media, ma sono stata bocciata più volte. La scuola superiore, però, è molto più complicata, devi fare le stesse cose che fanno i ragazzi italiani”. Di hong deng long, le lanterne rosse che spiccano al di sopra degli ingressi dei negozi dei cinesi, ne abbiamo viste in città, ma non tutti coloro i quali abbiamo incontrato hanno voluto raccontarsi, un po’ per diffidenza, un po’ perché “non ci piace fare così”. La comunità cinese a Monopoli cresce, anche se nessuno sa in quale misura effettivamente. Quel che è certo per gli asiatici è che nella nostra città si sta bene: “Sono tutti gentili” dice Ivana. E Xiangi, la più loquace di tutti: “E’ vero che qualche razzista l’ho incontrato, ma da tutte le parti c’è la gente buona e quella cattiva”.
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