aggiornato il 20/07/2024 alle 9:30 da

Ambriola condannato a 16 anni e 2 mesi

Giustizia è fatta! 16 anni e 2 mesi per l’aguzzino di Dory. L’aveva aggredita in via Monsignor Ferrari, nascondendosi nell’auto, da cui era sbucato all’improvviso sferrandole 30 coltellate al volto, alle braccia, alle gambe proseguendo nella mattanza anche quando era a terra, inerme. Erano da poco passate le 5.30 del mattino del 2 novembre 2023. Addolorata “Dory” Colavitto stava andando a lavoro ed era seguita a vista dalla mamma che scese in strada con un mattarello per liberare la figlia dalla violenza dell’ex compagno, il 35enne Giuseppe Ambriola, che era poi scappato, lasciando in fin di vita la donna per la quale aveva maturato una gelosia morbosa ed ossessiva. Per il tentato omicidio dell’ex compagna e madre del figlio di tre anni, Ambriola, originario di Triggianello, attualmente rinchiuso nel carcere di Taranto, è stato condannato, in rito abbreviato, a 16 anni e 2 mesi di reclusione. La sentenza del gup Francesco Vittorio Rinaldi è arrivata mercoledì e Dory, donna emblema di coraggio e voglia di vivere, era presente nell’aula di giustizia durante la pronuncia, affiancata dal legale Maria Laghezza. La Procura, rappresentata dalla sostituta Carla Spagnuolo e il procuratore aggiunto Ciro Angelillis presenti in aula e Alessandro Pesce, aveva chiesto la condanna a 14 anni per Ambriola, difeso dagli avvocati Carmelo Stefanelli e Vito Perrelli. Tra le pene accessorie anche la sospensione della potestà genitoriale e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ambriola è stato anche condannato a una provvisionale immediatamente esecutiva di 150mila euro in favore della Colavitto e di 50mila in favore di Giustina Fanelli, madre di Dory (difesa dall’avvocato Francesco Guidone). Le motivazioni della sentenza che ritiene Ambriola colpevole di tutti i reati ascrittigli saranno depositate tra 90 giorni. Ambriola, accusato di tentato omicidio aggravato dalle condotte persecutorie, avrebbe agito con premeditazione. L’accoltellamento fu il culmine di persecuzioni e molestie che andavano avanti da mesi e che si erano acuite quando Dory aveva deciso di lasciare definitivamente la casa in cui conviveva con Ambriola e trasferirsi dalla madre. L’ex compagno, di fatto, con cui stava dal 2015, si sarebbe convinto che Dory intrattenesse relazioni con altri uomini. Una gelosia da cui sarebbero scaturiti scatti d’ira durante i quali avrebbe distrutto mobili e danneggiato l’auto. Troncata la relazione, Ambriola avrebbe cominciato a perseguitare l’ex compagna: già un’altra volta si era nascosto nell’auto della donna nel tentativo di parlarle. Una circostanza che aveva portato Dory a denunciare il padre di suo figlio. I fatti, tuttavia, non avevano offerto un quadro probatorio tale da spingere i magistrati ad attivare il Codice Rosso (la cui normativa è stata inasprita a dicembre 2023). Fino all’epilogo violento. Dopo l’arresto nelle campagne di Conversano, Ambriola inviò dei messaggi all’ex suocera mentre i Carabinieri trovarono a casa tre lettere: una indirizzata al figlio, una ai genitori –“Dory non meritava di vivere. Non sono mai stato pazzo. Vi voglio bene”- una alla suocera. Ambriola era andato a processo scegliendo il rito abbreviato, tentando così di sfruttare la possibilità di una riduzione della pena. Nella penultima udienza aveva reso dichiarazioni spontanee nelle quali aveva asserito d’esser stato aggredito dall’ex compagna. I testimoni, di fatto, hanno confermato che Dory si stava recando al lavoro, in un magazzino ortofrutticolo di Polignano a Mare e quando entrò nella sua auto fu sorpresa dalle coltellate di Ambriola. Provvidenziale fu l’intervento della madre.

© Riproduzione riservata 20 Luglio 2024

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