NOCI – Grandi emozioni hanno accompagnato la conclusione del mandato di parroco a lungo onorato da Don Carmine Chiarelli. Classe 1938, autore della storia degli ultimi sedici anni della chiesa dedicata al Santissimo Nome di Gesù e parroco in chiesa Madre per ventisette anni, Don Carmine ha scelto la data del 4 novembre per congedarsi dal ministero sacerdotale. Una data che, oltre a rievocare la scomparsa dell’amata madre Anna e la fondazione della Parrocchia, avvenuta nel lontano 4 novembre del 1945, corrisponde alla sua nomina a parroco della chiesa sorta accanto al Convento dei Cappuccini. Alla luce di un ministero sacerdotale condotto con mite ed ininterrotto impegno, abbiamo dunque dato modo a Don Carmine di raccontarsi, per donare a tutti un pò della propria eredità spirituale.
Don Carmine, a quanti anni è diventato sacerdote e com’è nata la sua vocazione?
La mia è stata una vocazione fecondata e aiutata dalla vita, dagli amici e dai parroci che, come Don Anastasio Amatulli – mio importante punto di riferimento – hanno dato linfa al percorso intrapreso.
Vivo è in me il ricordo degli anni vissuti in seminario – tra Molfetta e Benevento – interrotti solo dal servizio di leva e da qualche breve soggiorno a casa. Avevo ventotto anni quando a Noci, a Largo Fiera ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale.
Che ricordo ha del servizio di leva?
L’anno del militare è stato per me un indimenticabile apostolato, per l’incontro di tanti giovani di diversa provenienza e per il modo in cui ha rafforzato le mie attitudini. Con alcuni dei compagni all’epoca conosciuti in Piemonte, a Casale Monferrato mantengo viva una piacevole corrispondenza.
Quali esperienze le fa piacere ricordare?
In questi numerosi anni di sacerdozio tante sono state le esperienze fatte.
Difficile raccontarle tutte! Penso all’attivismo degli anni trascorsi come vicerettore presso il convitto vescovile di Conversano; agli anni trascorsi presso la Matrice, con il compianto Don Nicola Novembre, fino al 1998. All’impegno profuso presso la Scuola “Gallo” negli anni Ottanta; a tutte le belle attività svolte con i ragazzi, avendo particolarmente a cuore la loro formazione e a molto altro.
Che ricordo ha dei primi anni presso la parrocchia dei Cappuccini?
Ho inizialmente condiviso il mio mandato con Don Donato Curci. Ricordo di aver trovato un buon ambiente. Ho avuto modo di fondare, con l’aiuto dei soci, l’Associazione Don Bosco; ho sostenuto il più possibile l’attività di quella che è oggi la Schola Cantorum, coniugando l’impegno solidale con la Caritas parrocchiale a quello profuso per gli stranieri che hanno fatto ingresso nella nostra comunità. Oltre ad aver apportato, a piccoli passi, migliorie agli stabili della parrocchia oggi restituita a nuova vita. Ricordo ancora il primissimo intervento sostenuto: quello relativo al giardino antistante l’oratorio.
Durante il suo ministero ha compreso i cuori di moltissima gente. In che direzione sta, secondo lei, andando la fede?
Nonostante la vita possa portare in direzioni diverse, ritengo che l’animo della gente nocese continui ad essere buono. Per tale motivo, sebbene la fede vada diminuendo, sono ottimista circa il futuro della mia comunità.
Cosa vorrebbe dire ai suoi parrocchiani e al parroco che prossimamente si insedierà?
Ho fatto del mio meglio, impegnandomi a lasciare a tutti qualcosa di buono.
Il più grande augurio è che il nuovo parroco completi l’opera avviata, facendo tesoro di tutto ciò che di buono nella parrocchia è racchiuso.
Don Carmine saluta la sua comunità
© Riproduzione riservata 11 Novembre 2014
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