NOCI – La Classe V A del Maestro Rocco Recchia, dell’anno scolastico 1976/1977 si è ritrovata per una rimpatriata tra ex alunni. E’ il maestro a descrivere, con le sue parole, le sensazioni ed emozioni della serata. “Un tempo era facile incontrarsi più volte nella stessa giornata, il paese era piccolo, la maggior parte della vita si materializzava in Piazza Plebiscito, a Largo Garibaldi e nella Villa Comunale. Il tempo era a nostra disposizione, tanto che gli appuntamenti indicavano il luogo giammai o raramente l’ora. Oggi, invece, prigionieri di Cronos a malapena riusciamo a controllare alcuni momenti da dedicare esclusivamente alla nostra esistenza. Ritrovarsi quindi non è semplice, occorre quasi un comitato organizzatore una serie di telefonate con date da concordare immancabili rinvii per sopraggiunti impegni da parte di alcuni e finalmente dopo ulteriori e defatiganti accordi un paio di telefonate di conferma. Certo in tanti anni, trentacinque, non erano mancate le occasioni di incrociasi in auto, di vederci da lontano, ma non avevamo notizie sulla vita degli altri: la famiglia, i figli, il lavoro… Ognuno preso dalle proprie cose dava per scontato che l’altrui esistenza scorresse come la propria. Ma l’occasione si è finalmente concretizzata la sera del 28 maggio presso il ristorante ‘Montegrappa’: quindici ex alunni della classe V anno scolastico 1976/77 si sono incontrati per condividere i ricordi le emozioni le esperienze di un tempo e raccontarsi la vita attuale. Rincontrarsi è sempre una gioia specialmente perché l’armonia e l’allegria che regnavano durante le attività scolastiche, i piccoli screzi tra ragazzi rientravano e rientrano nella normalità, si sono rinnovate tra uomini che hanno affetti e responsabilità familiari e impegni professionali. E’ vero il tempo produce molti cambiamenti, ma diversi tratti della personalità di ognuno benchè mascherati dagli anni e dall’attività quotidiana non possono essere cancellati: chi era timido, vivace, impertinente o chiacchierone lo è ancora. E durante la cena quei tratti essenziali ed indelebili che fanno sì che un individuo sia irripetibile sono venuti fuori. Certo qualcuno ha manifestato meraviglia nel notare alcune performance istrioniche in un suo ex compagno di scuola, ma è pensabile che dopo tanto tempo diversi ricordi si affievoliscono e si pensa a cambiamenti radicali. Non è così. I ragazzi-quarantacinquenni della V dell’a.s. 76/77 erano e sono ancora dei bravi ragazzi. Devi essere contento di quello che ci hai insegnato, mi ha detto Giovanni Tartarelli, perché siamo tutti qui e nessuno di noi è andato in galera e di questi tempi è un grande risultato. Qualcuno non ha escluso che ci si possa rivedere tra quarant’anni. Chissà se dobbiamo credere ai miracoli ovvero ai progressi della scienza”.
Caro maestro, trentacinque anni dopo
© Riproduzione riservata 10 Giugno 2010
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