Sembra giunto il momento del “de profundis” per l‘ospedale Sgobba. Vendola, il presidente riconfermato della Regione Puglia, ha deciso che l’ora è giunta. Non ha chiamato nessuno al capezzale del nostro nosocomio. Ha stabilito che così è, se vi pare. Facendosi scudo del Piano di rientro – un oscuro strumento di tortura della sanità pugliese – ha stabilito che la scure per tagliare i 2200 posti letto passi per Noci, lasciandoci senza Lungodegenza, impiccando all’albero dell’inutilità il reparto di Medicina che già i dirigenti dell’Asl Bari avevano condannato a morte. Ho partecipato, martedì 14 settembre, alla conferenza dei sindaci dell’Azienda sanitaria locale, nella sala consiliare del Comune capoluogo. Presiedeva il collega sindaco Emiliano. Era presente il presidente dell’Anci pugliese, altrettanto collega Perrone, che ha promosso l’incontro. Ho ascoltato la relazione dell’assessore regionale Tommaso Fiore. Ho manifestato, al pari di altri sindaci, l’apprezzamento per le tematiche svolte ed ho dimostrato comprensione per la situazione rocambolesca in cui la Regione Puglia si trova: l’Ente ha rinviato per oltre cinque anni le scelte – contenute nel Piano di attuazione locale (Pal), licenziato due anni fa con il consenso dei sindaci – in cui si delineava un’idea di sviluppo della sanità pugliese. Ho ascoltato le scuse del prof. Fiore per quanto immaginato il quel provvedimento ed oggi non più realizzabile. Il Governo ha imposto di rientrare nei limiti di spesa previsti per legge. Ad un certo punto del passato quinquennio, insomma, la Regione Puglia si è fatta prendere la mano, ha allentato la presa, spendendo di più. Ma non riuscendo ad ottenere nessun vantaggio per l’utenza, per i cittadini pugliesi, i pazienti costretti a peregrinare un posto letto, una prenotazione di accertamenti diagnostico: si è parlato di una mammografia da fare in strutture sanitarie pubbliche con tempi di attesa di quattro anni, cioè nel 2014. Assurdo. Si può morire anche per le liste d’attesa. Oggi, ha dichiarato l’assessore, la strada dei tagli è obbligatoria. Ho precisato che avere una Lungodegenza sul territorio è strategico. Nell’arco di 40 chilometri circa, infatti – ho fatto constatare al management Asl – non ci sono reparti omologhi. Pertanto, serve mantenere l’organico, anzi potenziarlo (insieme alle attrezzature) per meglio affrontare le patologie annesse. Ho anche portato il sostegno del Consiglio Comunale alla prospettata volontà di riconvertire la restante parte del nostro ospedale in Struttura Riabilitativa post-acuzie. Ad agosto, un articolato Ordine del Giorno è stato approvato all’unanimità dai consiglieri. Ho fatto ben intendere quindi ai miei interlocutori che i nocesi stanno collaborando, essi non sono ottusi di fronte alle situazioni che si stanno verificano. Ma, è giusto essere risarciti per tale disponibilità. Che venga risparmiata la Lungodegenza! E sulla prospettiva riabilitativa ho invocato la certezza delle risorse: finanziarie, professionali, logistiche. Ci sono? Ci saranno? Oggi nessuno può assicurarle. Nei corridoi, i soliti ben informati hanno sussurrato: sindaco Liuzzi, l’ospedale di Noci non ha futuro. Già, avevo dimenticato di ammettere l’imbarazzo di dover parlare della sorte dello Sgobba soltanto “per sentito dire”: la Regione Puglia non ha inviato ai Comuni destinatari dei tagli nessun documento programmatico, alcun atto aziendale. La morte avverrà per decreto. E sarà asfittica. E quanto sta accadendo non è rispettoso di niente e di nessuno. Quasi 20 mila abitanti considerati numeri inespressivi. Mai vista tanta sciatteria politica; mai visti tanti diritti civili calpestati.
Piero Liuzzi Sindaco di Noci
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