Con la festa dell’Immacolata si dà il via a cenoni, pranzi in famiglia e a tutta una serie di tradizioni popolari legate al periodo natalizio. Baccalà e focaccia con la cipolla la sera della vigilia. Orecchiette al ragù per il pranzo dell’8 dicembre. Le prime cartellate, le prime tombolate e un’aria gioviale per tutto il paese.
Liturgicamente, la novena in preparazione al giorno in cui si celebra l’Immacolata concezione è iniziata lo scorso martedì 29 novembre. L’8 dicembre, poi, attraverso la preghiera e la celebrazione delle Sante Messe sarà onorata Maria, la prescelta da Dio, la donna preservata dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento.
L’atmosfera di festa comincia ad avvertirsi in città. I nocesi attendono con ansia la festa che fa da apripista ai momenti conviviali e armoniosi che caratterizzano il periodo natalizio, fino al 6 gennaio (giorno dell’Epifania).
Anticamente l’8 dicembre era anche il giorno nel quale, all’interno di ogni casa, le famiglie allestivano il presepe.
Le statuette di Giuseppe e Maria, in una umile capanna, tornavano ad occupare il loro posto nelle abitazioni dei nocesi e illuminavano i cuori di tutti quelli che si apprestavano a vivere l’arrivo del Bambin Gesù. Fino agli anni ’70 circa, non c’era l’usanza dell’albero di Natale così come lo addobbiamo oggi. Sempre l’8 dicembre, vicino alla capanna di Giuseppe e Maria si posizionavano dei rami secchi ai quali si appendeva della frutta essiccata.
Insomma, il giorno dell’Immacolata rappresenta da sempre il primo momento dell’anno in cui nelle famiglie nocesi si comincia ad avvertire la vera atmosfera natalizia.
A questo proposito, riportiamo di seguito un componimento in dialetto nocese del poeta Vittorio Tinelli tratto dalla raccolta “Canzune quatrigli’ e brìnnese”:
I vogghie fa nu brìnnese
Che lu bucchire màne,
Frastire e paisàne
A sénte m’ata stà.
I fiste ca accuménzene
So’ di lu canarile,
Na’ ve pigghiàte abbile,
Ca buéne ama mangià.
Cusse bucchire lìmpede,
Chine di mire nére,
Trémente che na cére
De prisce e de bontà.
Osce vu stà aspettìreve
Sta féste tant’amàte:
Osc’è la Macolate,
Tutte n’ova iutà.
Ma prime nu aiutàmene
E stu mire buvime,
Ca mégie ne sentime
Ce ncuérpe se ne và.
Ècch’ è fenute u brìnnese
A tutte chiss’ a génte
I fazze u cumpleménte:
Cint’anne ata campà.
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