NOCI – In occasione della Settimana Santa abbiamo sentito l’arch. Piero Intini, presidente parrocchiale dell’Azione Cattolica Italiana della chiesa Madre di Noci.
Presidente, ci sono novità per la processione del Venerdì Santo? “No, nessuna novità. La processione con il crocifisso di Casaboli ha da decenni il suo stereotipo positivo; modificarla o introdurre variazioni corrisponderebbe a snaturarla. Non mi sembra il caso”.
Un rito che si perpetua negli anni dunque… “Sì, certo… è nel significato stesso della parola rito che la processione trova il suo ordinamento: essa è determinata da norme non scritte introdotte per consuetudine e successivamente fissate dalla tradizione. Anch’essa, come dice l’etimologia stessa del termine, è la trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di usi e costumi, già tramandati da altri e così costituitisi”.
Le altre parrocchie partecipano? “Certo, in particolare le associazioni di Azione Cattolica di san Domenico e del ss. Nome e i gruppi Agesci, ci aiutano nel far si che tutto si svolga nel miglior modo possibile. A loro va il mio ringraziamento e la mia affettuosa stima”.
Qualche ricordo particolare? “Tanti ricordi in verità… Persone e volti cari che non ci sono più. Anziani che per sopraggiunti limiti di età non possono più partecipare. Un anno, ero molto piccolo, l’allora arciprete don Nicola Novembre, qualche istante prima della processione, si accostò a me e a mia madre premurandosi di farmi ben coprire per il gran freddo di quella sera… un gesto semplice e apparentemente banale, ma fatto da don Nicola che era comunemente conosciuto per la sua autorevolezza e appariva poco incline a certe delicatezze, assunse per me un significato particolare… Tante persone hanno in qualche modo segnato le vicende di questa processione e anche della mia formazione spirituale e umana”.
Se dovesse trovare un’immagine per questo giorno così particolare? “Molti hanno la tendenza a vivere il Venerdì Santo fermandosi, senza proseguire; con un’immagine direi che sembrano una riproduzione di quelle grandi tele che la storia dell’arte ci ha lasciato e indicato come “compianti sul Cristo morto”. Ma il Venerdì Santo è solo una tappa che il credente deve necessariamente oltrepassare: non si professa la fede in Dio morto, ma in Dio morto, sepolto e risorto nel radioso mattino di Pasqua. Altrimenti non avrebbe senso… Gli ortodossi hanno l’abitudine di augurarsi buona Pasqua con l’espressione: “Christòs anèsti!” e l’interlocutore risponde: “Alithòs anèsti!” e ripetono l’augurio anche nei giorni seguenti… Mi sembra il punto di vista più corretto perché non ci si ferma all’èpitàfios, cioè all’andare intorno alla tomba vuota, ma si va oltre”.
E i non credenti? “Potrebbe essere l’occasione per riflettere su coloro che sono perseguitati a causa della giustizia e vengono uccisi per difendere i deboli… oppure per tanti che nel mondo, soprattutto innocenti, sono ancora condannati alla pena capitale; l’uomo Gesù di Nazareth è un esempio per chi ha fede e per chi è in ricerca”.
Cosa pensa del nuovo papa? “Penso che si stia presentando al mondo come il mondo vorrebbe la Chiesa: misericordiosa, umile e vicina alle persone, ai sofferenti, ai poveri… Credo di interpretare i sentimenti della maggior parte dei cattolici che vedono in papa Francesco il volto della speranza … E poi, noi soci di AC, abbiamo un motivo in più per essere felici: Jorge Mario Bergoglio, prima di entrare come novizio tra i gesuiti, era ‘aspirante’ tra i giovani della Acciòn Catòlica Argentina”.
Appuntamento dunque… “Per domani, dalle ore 21:00, con partenza dal sagrato della chiesa Madre”.
Presidente, ci sono novità per la processione del Venerdì Santo? “No, nessuna novità. La processione con il crocifisso di Casaboli ha da decenni il suo stereotipo positivo; modificarla o introdurre variazioni corrisponderebbe a snaturarla. Non mi sembra il caso”.
Un rito che si perpetua negli anni dunque… “Sì, certo… è nel significato stesso della parola rito che la processione trova il suo ordinamento: essa è determinata da norme non scritte introdotte per consuetudine e successivamente fissate dalla tradizione. Anch’essa, come dice l’etimologia stessa del termine, è la trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di usi e costumi, già tramandati da altri e così costituitisi”.
Le altre parrocchie partecipano? “Certo, in particolare le associazioni di Azione Cattolica di san Domenico e del ss. Nome e i gruppi Agesci, ci aiutano nel far si che tutto si svolga nel miglior modo possibile. A loro va il mio ringraziamento e la mia affettuosa stima”.
Qualche ricordo particolare? “Tanti ricordi in verità… Persone e volti cari che non ci sono più. Anziani che per sopraggiunti limiti di età non possono più partecipare. Un anno, ero molto piccolo, l’allora arciprete don Nicola Novembre, qualche istante prima della processione, si accostò a me e a mia madre premurandosi di farmi ben coprire per il gran freddo di quella sera… un gesto semplice e apparentemente banale, ma fatto da don Nicola che era comunemente conosciuto per la sua autorevolezza e appariva poco incline a certe delicatezze, assunse per me un significato particolare… Tante persone hanno in qualche modo segnato le vicende di questa processione e anche della mia formazione spirituale e umana”.
Se dovesse trovare un’immagine per questo giorno così particolare? “Molti hanno la tendenza a vivere il Venerdì Santo fermandosi, senza proseguire; con un’immagine direi che sembrano una riproduzione di quelle grandi tele che la storia dell’arte ci ha lasciato e indicato come “compianti sul Cristo morto”. Ma il Venerdì Santo è solo una tappa che il credente deve necessariamente oltrepassare: non si professa la fede in Dio morto, ma in Dio morto, sepolto e risorto nel radioso mattino di Pasqua. Altrimenti non avrebbe senso… Gli ortodossi hanno l’abitudine di augurarsi buona Pasqua con l’espressione: “Christòs anèsti!” e l’interlocutore risponde: “Alithòs anèsti!” e ripetono l’augurio anche nei giorni seguenti… Mi sembra il punto di vista più corretto perché non ci si ferma all’èpitàfios, cioè all’andare intorno alla tomba vuota, ma si va oltre”.
E i non credenti? “Potrebbe essere l’occasione per riflettere su coloro che sono perseguitati a causa della giustizia e vengono uccisi per difendere i deboli… oppure per tanti che nel mondo, soprattutto innocenti, sono ancora condannati alla pena capitale; l’uomo Gesù di Nazareth è un esempio per chi ha fede e per chi è in ricerca”.
Cosa pensa del nuovo papa? “Penso che si stia presentando al mondo come il mondo vorrebbe la Chiesa: misericordiosa, umile e vicina alle persone, ai sofferenti, ai poveri… Credo di interpretare i sentimenti della maggior parte dei cattolici che vedono in papa Francesco il volto della speranza … E poi, noi soci di AC, abbiamo un motivo in più per essere felici: Jorge Mario Bergoglio, prima di entrare come novizio tra i gesuiti, era ‘aspirante’ tra i giovani della Acciòn Catòlica Argentina”.
Appuntamento dunque… “Per domani, dalle ore 21:00, con partenza dal sagrato della chiesa Madre”.
Non ci sono commenti, di la tua qui sotto!