NOCI – Tutti con il naso all’insù per l’inizio dei lavori di restauro del campanile della chiesa Madre, sfregiato da un fulmine il 25 gennaio del 2012. Nei giorni scorsi infatti, gli operai della ditta Marzullo di Calmiera (in provincia di Lecce) si sono issati sull’impalcatura che da oltre un anno avvolge la torre per risistemare i veli antipolvere, sostituire quelli strappati dal vento e mettere a punto le ultime operazioni per rendere il cantiere sicuro e poter, quindi, iniziare al più presto i lavori di ricostruzione.
Si attende nei prossimi giorni anche il sopralluogo del direttore dei lavori, l’architetto Emilia Pellegrino, in qualità di responsabile della soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici per le provincie di Bari, BAT e Foggia. L’ente, cofirmatario del progetto di restauro, è infatti coinvolta a tutti gli effetti dal genio civile della Regione in ogni fase della programmazione d’intervento.
Circa un anno il tempo stimato per la conclusione dei lavori. Con la possibilità di un’eventuale procrastinamento dovuto a revisioni di progetto o a modifiche inattese, che dovessero sopravvenire in corso d’opera. Non dimentichiamo infatti che gli operai dell’Ati salentina dovranno lavorare su un’opera unica, sia dal punto di vista architettonico che da quello prettamente materico e morfologico. Per questo il restauro avverrà attraverso la metodica dell’anastilosi, che prevede la ricomposizione fedele, elemento per elemento, dei pezzi originali. E conservare oltre che l’identità del campanile, quella di un’intera città.
Si attende nei prossimi giorni anche il sopralluogo del direttore dei lavori, l’architetto Emilia Pellegrino, in qualità di responsabile della soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici per le provincie di Bari, BAT e Foggia. L’ente, cofirmatario del progetto di restauro, è infatti coinvolta a tutti gli effetti dal genio civile della Regione in ogni fase della programmazione d’intervento.
Circa un anno il tempo stimato per la conclusione dei lavori. Con la possibilità di un’eventuale procrastinamento dovuto a revisioni di progetto o a modifiche inattese, che dovessero sopravvenire in corso d’opera. Non dimentichiamo infatti che gli operai dell’Ati salentina dovranno lavorare su un’opera unica, sia dal punto di vista architettonico che da quello prettamente materico e morfologico. Per questo il restauro avverrà attraverso la metodica dell’anastilosi, che prevede la ricomposizione fedele, elemento per elemento, dei pezzi originali. E conservare oltre che l’identità del campanile, quella di un’intera città.
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