NOCI – Dopo un lungo intervennto di restauro che ha interessato principalmente le coperture e la facciata, la chiesa del Carmine è tornata al suo antico splendore. I lavori sono stati presentati sabato sera nel corso di una conferenza nella quale sono intervenuti il priore Pierluigi Perrone e l’archietto Francesco Giacovelli, responsabile dei lavori. “Tutto ciò – ha spiegato Pierluigi Perrone – è stato possibile grazie ai finanziamenti per il Museo diffuso di San Domenico, che ci ha dato la possibilità di coprire una parte dell’intervento. Il resto è stato possibile invece grazie al contributo della confraternita e dei fedeli”. Una sinergia d’interventi che ha quindi permesso non solo alla comunità cattolica, ma all’intera cittadinanza, di riappropriarsi di uno dei tasselli di quel incredibile “sistema organico di chiese minori del nostro centro storico e che costituisce un patrimonio culturale di grandissima importanza anche per i risvolti turistici”.
Sino al 2007, data di inizio dei lavori, nessun intervento di rilievo era stato messo in atto per salvaguardare la chiesetta ed il suo bagaglio pittorico e scultoreo. “L’intervento del 1929, finalizzato al ripristino del pennacchio della volta raffigurante San Marco – ha precisato Perrone, ripercorrendo la storia della chiesetta – si rivelò piuttosto dozzinale. Oggi, invece, con la supervisione della Soprintendenza, gli interventi di restauro sono stati condotti con le metodologie attuali che non mirano a nascondere l’intervento attuale ma, al contrario, a renderlo riconoscibile mediante il ricorso a tonalità cromatiche diverse”. Un caso è proprio la vela di San Marco, una delle zone più colpite dalle infiltrazioni delle acque meteoriche.
“Parte della figura dell’Evangelista e del leone era completamente sparito a causa delle infiltrazioni meteoriche – ha puntualizzato Giacovelli – si è proceduto con il consolidamento dell’intonaco, con la riadesione della pellicola pittorica, la pulitura e l’integrazione delle parti mancanti per ottenere quello che è l’aspetto attuale”. Un procedimento questo, che ha interessato in maniera meno estesa anche altre parti della volta.
Particolare interesse nel corso dell’intervento di restauro è stato rivolto anche all’organo a mantice risalente al 1889 che, assieme all’arreso pittorico e scultoreo fanno della chiesa del Carmine uno degli edifici religiosi più caratteristici di Noci.
Sino al 2007, data di inizio dei lavori, nessun intervento di rilievo era stato messo in atto per salvaguardare la chiesetta ed il suo bagaglio pittorico e scultoreo. “L’intervento del 1929, finalizzato al ripristino del pennacchio della volta raffigurante San Marco – ha precisato Perrone, ripercorrendo la storia della chiesetta – si rivelò piuttosto dozzinale. Oggi, invece, con la supervisione della Soprintendenza, gli interventi di restauro sono stati condotti con le metodologie attuali che non mirano a nascondere l’intervento attuale ma, al contrario, a renderlo riconoscibile mediante il ricorso a tonalità cromatiche diverse”. Un caso è proprio la vela di San Marco, una delle zone più colpite dalle infiltrazioni delle acque meteoriche.
“Parte della figura dell’Evangelista e del leone era completamente sparito a causa delle infiltrazioni meteoriche – ha puntualizzato Giacovelli – si è proceduto con il consolidamento dell’intonaco, con la riadesione della pellicola pittorica, la pulitura e l’integrazione delle parti mancanti per ottenere quello che è l’aspetto attuale”. Un procedimento questo, che ha interessato in maniera meno estesa anche altre parti della volta.
Particolare interesse nel corso dell’intervento di restauro è stato rivolto anche all’organo a mantice risalente al 1889 che, assieme all’arreso pittorico e scultoreo fanno della chiesa del Carmine uno degli edifici religiosi più caratteristici di Noci.
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