NOCI – L’imprenditrice Angela D’Onghia, amministratore delegato dell’azienda Harry & Sons e presidente della Sezione Moda Confindustria Bari-Bat, capolista al Senato per Monti. Il suo nome infatti, compare al primo posto della lista dei candidati al Senato per Mario Monti.
“Ho ricevuto la telefonata del presidente sabato sera – spiega a Fax l’imprenditrice – mentre ero in auto con altre tre persone. Era il presidente Monti in persona. Mi ha proposto di candidarmi e mi ha dato appena venti minuti per prendere una decisione”.
In passato ha sempre rifiutato ogni tipo di coivolgimento politico. Da cosa nasce allora questa sua candidatura?
“Non lo so neanche io. Io ho parlato solo con il presidente, non ho parlato con nessuno. Lui mi ha detto solo: ho informazioni su di lei e credo che possa farmi fare bella figura”.
A settembre, in occasione della Fiera del Levante, l’allora presidente del consiglio Mario Monti si era rivolto a lei chiamandola “Anghela”, come la Merkel. Quasi un segno del destino …
“Sì, è vero. E da lì era partita una risatina generale. Avevo detto una cosa in quell’occasione. E cioè che l’Italia ha potuto affrontare la crisi grazie alla presenza delle famiglie e delle piccole imprese, ai loro risparmi”.
Inizialmente si era fatto il nome di Mario Totaro quale capolista della lista Monti. Poi, nell’arco di poche ore, tutto è cambiato e il suo nome ha sostituito quello dell’imprenditore putignanese. Cosa è successo?
“Non hanno fatto il mio nome nell’arco di poche ore. Mi sono informata. Mario aveva già rinunciato. Ho chiesto al presidente se io avessi dovuto sostituire Mario, ma lui mi ha detto di no. Il presidente mi ha anche detto il nome della persona che sarebbe subentrata al mio posto se io avessi rinunciato. Mi ritengo una persona leale, mai mi sarei permessa. Mi dispiace molto per l’attacco che hanno fatto a Mario, lo conosco da trent’anni. Non ha senso farsi la guerra. Mettiamo da parte le cattiverie, ripartiamo da zero”.
La sua elezione è praticamente certa. Quali saranno i suoi obiettivi?
“Non posso promettere di abbassare le tasse o creare nuovi posti di lavoro. Mi prodigherò per la rinascita del nostro territorio. Voglio portare un’onda nuova che travolga il vecchio, salvando il buono che c’è. Non è vero che il vecchio è tutto da buttar via. Il mondo non è solo bianco o solo nero. Ma è fatto di tantissime sfumature. Per questo dobbiamo lavorare insieme, per raggiungere un unico obiettivo. Così come avviene all’interno di un’azienda. Nessuno scontro, nessun nemico. Ma compagni di lavoro per il raggiungimento di un obiettivo comune”.
La sua esperienza di imprenditrice potrà essere un elemento a suo favore.
“Sicuramente sì. Ho partecipato a tanti tavoli di lavoro quindi conosco le potenzialità del nostro territorio. Fino a qualche anno fa eravamo la punta di diamante dell’economia italiana in alcuni settori. Dobbiamo tornare ad esserlo, portando fuori i nostri prodotti. Presidiando gli stranieri, facendoci conoscere. Così come hanno fatto i nostri avi quando emigravano in America. Il made in Italy non è un prodotto, ma un vero e proprio stile di vita”.
Quindi, quando parla di rinascita del territorio, non fa riferimento solamente al settore dell’impresa.
“No, infatti. Mi batterò per l’inglese nelle scuole. Noi italiani siamo gli unici a non essere ancora in grado di intrattenere una conversazione in lingua inglese con un ospite. Il cambiamento parte dalle scuole, dall’istruzione, dalle associazioni. Molti di loro spesso continuano a succhiare soldi pur non essendo più attive. Dobbiamo snellire questa macchina che ci governa e creare, insieme, nuove possibilità. Lavoriamo insieme per cambiare il Paese”.
Un rapporto bilaterale dunque. Per il raggiungimento degli obiettivi chiede la collaborazione di tutti.
“Sì infatti. A chi in questi giorni mi ha visto raggiante, ho detto: aspetta e vedrai. Chiederò anche la tua collaborazione. Dobbiamo uscire dalla crisi prima che sia troppo tardi. Una crisi che non è scoppiata ora, ma che è il risultato dell’eccesso di leggerezza con cui abbiamo vissuto gli ultimi tre decenni. Dovevamo pensare al futuro invece di sperperare”.
Noci, in questo contesto, che ruolo ha?
“Noci si sta spegnendo e dobbiamo lavorare per farla tornare ai livelli d’eccellenza di una volta. Dobbiamo riappropriarci del nostro orgoglio”.
Cosa chiede ai nocesi?
“Noci è la mia famiglia. Noci ha guardato dentro di me prima che lo facessi io. Mi ha consegnato il Premio “Noci Mia non ti scorderò mai” quando avevo appena 35 anni. E a questa città chiedo quello che tutti i figli chiedono ai propri genitori: comprensione, consigli, sostegno. Allo stesso tempo, prometto di restituire tutto ciò che i genitori si aspettano dai propri figli. Vorrei che i nocesi mi facessero pervenire il loro parere, i loro consigli. Vorrei che fossero loro per primi a far conoscere Angela D’Onghia anche fuori. Nessuno mi conosce meglio di loro”.
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