Ti riceve sorridente, con quella serenità che solo i grandi vecchi hanno, nel suo appartamentino spartano, una piccola stanza arredata con due poltrone anni sessanta di colore beige, un semplice letto singolo, il crocifisso appeso alla parete. E i libri di teologia, storia, filosofia, la Bibbia e i Vangeli in italiano, latino, greco, aramaico, testi custoditi gelosamente in libreria, ma presenti ovunque, anche in corridoio.
Mons. Vito Benedetti, già arciprete e Parroco della Chiesa Matrice di Polignano per 38 anni dal 1970 al 2008, compie oggi novanta anni. Era nato il 15 ottobre 1933, settimo di nove figli di una famiglia numerosa e stimata, il padre Domenico Benedetti agricoltore, la madre Domenichella Montanaro casalinga.
Polignano, allora, contava appena diecimila abitanti, la vita del paese si svolgeva completamente all’interno delle mura delimitate dall’Arco Marchesale che costituiva la porta di accesso alla città, la piazzetta dell’Orologio era il centro civile e sociale del paese tra il Palazzo dell’Orologio, sede del Municipio, e la stessa Chiesa Matrice. Siamo in piena epoca fascista, e il Municipio è retto dal Podestà di nomina prefettizia.
Non c’è ancora la radio né la televisione, solo nel 1942 arriveranno i primi segnali di Radio Londra.
Alla vigilia dei suoi novanta anni, Don Vito Benedetti risponde alle nostre domande :
Don Vito, quando e perché decidi di diventare sacerdote.
La risposta non è facile. Non c’è una data precisa, è stato un percorso sofferto, una decisione maturata nel tempo attraverso lo studio, perché la fede non ha una evidenza logica. Ed è una scelta che compio anche oggi, ogni giorno. Ho sperimentato anche una certa “separatezza” dalla società civile, che mi angustia tuttora.
Tu sei un prete del Concilio. In che modo ha inciso sulla tua formazione il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965).
Ero già sacerdote dal 1956 a 23 anni. Dopo il Seminario a Molfetta, mi sono iscritto alla Pontificia Facoltà Teologica di Napoli a Posillipo, retta dai gesuiti e riconosciuta dallo Stato italiano. Qui già prima del Concilio vi era una temperie filosofica e teologica molto forte, e su queste basi è nato il Concilio. In pratica molti docenti della Facoltà sono stati i precursori del Concilio e i primi a realizzarne le novità. Per me è stato quindi naturale metterne in pratica il contenuto.
Il 1 novembre 1970 vieni nominato Parroco della Chiesa Matrice di Polignano con bolla del Vescovo del tempo Mons. Antonio D’Erchia. Che città hai trovato ?
Nei quaranta anni circa di servizio sacerdotale come Parroco della Matrice, la città si è completamente trasformata sul piano economico, sociale e culturale. Anche la Chiesa ha avuto una profonda evoluzione dando ragione alle mie domande. Insieme al Vice Parroco Don Pinuccio Semeraro si è proceduto ad una radicale ristrutturazione sia della Chiesa Matrice, diventata umida e fatiscente, sia della Casa parrocchiale. Molta attenzione è stata riservata al recupero e al completo restauro del ricco patrimonio artistico.
Sul piano dell’attività pastorale sono state applicate e sviluppate le quattro Costituzioni conciliari, soprattutto la Gaudium et Spes, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, forse il documento più importante e certamente il più interessante del Concilio per i laici. Vengono realizzati una serie di incontri e confronti sulle problematiche della società in diverse sedi anche fuori dalla Chiesa.
Il 31 ottobre 2008 al compimento dei 75 anni lasci ogni incarico per raggiunti limiti di età.
Ho lasciato perché ero stanco, ma ho continuato a collaborare.
Nino Galluzzi
(Avvocato Cassazionista e pres. ass. forense P. Calamandrei)
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