Nella lama Monachile in tanti hanno notato la moquette stesa in un angolo della spiaggia; oppure la copertura, in taluni casi ingombrante, di alcuni locali. Invece nessuno sembra far caso alla vegetazione che cresce dal lato opposto della Lama. Dal lato, per intenderci, su cui sorge l’antico abitato polignanese. La quantità di vegetazione è tale che dovrebbe perlomeno far destare un campanello d’allarme nella testa degli amministratori.
Qualche anno fa la Lama Monachile venne chiusa alla balneazione perché, proprio a causa della vegetazione che spaccava la roccia con le sue radici, erano piovuti sulla testa dei bagnanti delle pietre. Alcune anche di “buona” dimensione.
Alla fine si diede una mezza ripulita ai costoni della lama ma non si presero provvedimenti di natura tale da poter risolvere il problema una volta per tutte. Il trampolino montato per i tuffi della Red Bull ha richiamato l’occhio e l’attenzione su quel tratto di bastioni che va dal ponte borbonico fino alla casa della famiglia L’Abbate, da dove si tufferanno gli atleti di mezzo mondo. Le piante di cappero che ormai infestano le mura della vecchia fortezza polignanese rischiano di indebolire in maniera significativa quel che resta dell’antico bastione.
Invece di pensare ad una inutile pavimentazione a chianche davanti all’arco marchesale, che sta creando problemi per la sua pulizia, forse sarebbe stato meglio concentrare soldi e risorse sulla sistemazione e il recupero dell’antica torre di chiusura del porto e la pulizia e il consolidamento del costone roccioso su cui poggia tutto il centro storico.
Oppure dobbiamo per forza aspettare che frani giù, magari provocando qualche morto, prima di intervenire
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