POLIGNANO – Martedì 1 novembre, alle 18,30 presso la chiesa Matrice di Polignano, si terrà l’inaugurazione del Cappellone di San Vito, tornato al suo antico splendore dopo i lavori di restauro, realizzati grazie al contributo di Regione Puglia, Sovraintendenza alla Belle Arti di Bari, Comune di Polignano a Mare e della generosità dei tantissimi fedeli. Ad informare dell’evento è l’arciprete Don Gaetano Luca. Una santa messa sarà celebrata, alla presenza di Autorità civili e militari, da S.E. Mons. Domenico Padovano. Al termine, il Vescovo della Diocesi Conversano Monopoli salirà sul Cappellone per impartire la Solenne Benedizione. I fedeli avranno la possibilità di visitare il Capellone, a gruppi di trenta persone accompagnate da una guida. Per tale ragione la Chiesa Matrice rimarrà eccezionalmente aperta fino al termine dell’afflusso dei fedeli. Alla cerimonia hanno già confermato la loro presenza l’Assessore Regionale ai Beni Culturali Angela Barbanente, il consigliere regionale Domi Lanzillotta, il sindaco di Polignano a Mare Angelo Bovino. D’ora in poi, il Cappellone oltre alle statue di San Vito, di San Modesto e Santa Crescenza, ospiterà le reliquie del Santo Patrono della città. Sarà inoltre possibile celebrare la Santa Messa.
Qualche cenno storico e una sintetica descrizione del monumento, come da pubblicazione del 2003 a cura di Giove Zeus Daresta e Massimo Tamburini.
Cappella costruita per la venerazione di San Vito a Polignano a Mare in provincia di Bari nei primi anni del ‘600; ordinata dal Vescovo Giovanni Maria Guazzellis. La struttura architettonica autonoma, sopraelevata rispetto all’altare maggiore, pianta rettangolare nella quale le lesene angolari danno origine ai 4 archi a sesto acuto sui quali si impostano i pennacchi di raccordo tra la pianta rettangolare e quella pseudo-ellittica della cupola. Nel tamburo, delimitato da due cornici, si alternano finestre, con cornici in pietra e nicchie con cornici in stucco, scandite da lesene. L’ambiente termina con la cupola ellittica, sull’estradosso 8 costoloni, nel centro delle unghie rosette in pietra e in corrispondenza dell’altare di San Vito lo stemma del vescovo Guazzellis, datato 1618. Al culmine della volta i costoloni sono legati da una ellisse di pietra, scolpita con lo stesso motivo e le stesse dimensioni dei costoloni nella quale sono applicate 2 testine di angeli in pietra calcarea. L’accesso alla Cappella non è visibile, l’ingresso è alla destra della cappella del Rosario ed è composta da 6 rampe di scale costruite attorno ad un pilastro centrale. In cima alla scala prima di entrare nel Cappellone, sulla sinistra si apre un’altra porta con una ripidissima scala che porta ad un altro vano e da questo ambiente per un’altra rampa altrettanto ripida, si accede al terrazzo, dal quale sono visibili le due cornici esterne, delimitanti il tamburo e la scaletta esterna in pietra che termina all’imposta della calotta, arricchita da una lanternina decorativa, con cupolino in riggiole colorate. Questa Cappella, o Cappellone di San Vito è l’unico esempio integro di “camarìn” spagnolo in Italia, ci sono altri esempi simili sempre in area Barese e alcuni a Napoli, simili ma non uguali, non si tratta di cappelle autonome, ma di presbiteri sopraelevati con scale a vista. Il monumento risulta restaurato in un passato recente, nel 1997. L’intervento ha interessato sia l’interno che l’esterno, ovviamente a distanza di anni le condizioni conservative risultano diverse, all’esterno la superficie lapidea risultava erosa dall’azione meccanica del vento saturo di salsedine, dalle acque meteoriche e dagli attacchi biologici. All’interno l’azione dell’umidità, la trasmigrazione dei sali aveva disgregato i materiali utilizzati nel precedente restauro ed in una misura minore anche di materiale originario.
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