POLIGNANO – Da alcune settimane è stata messa in giro ad arte la “notizia” che la Fimco ha chiesto i danni al Comune di Polignano tout court perché i polignanesi non muoiono abbastanza in fretta e quindi la ditta non può rientrare nell’investimento. L’equivoco (casuale?) La cosa più facile da fare un questi casi è verificare direttamente alla fonte come stanno le cose, anche perché a mettere in giro certe notizie si crea un danno d’immagine e si prendono querele. «In merito al Cimitero è necessario chiarire che durante l’esecuzione dei lavori è emerso un evidente squilibrio finanziario dovuto al fatto che, nonostante l’Associazione Temporanea di Imprese (nella quale la Fimco è mandataria, nda) abbia speso circa 5,7 milioni di euro per lavori ed espropri regolarmente autorizzati, certificati e collaudati (collaudatore terzo nominato dal Comune, come abbiamo potuto verificare ndr), gli incassi, ad oggi, ammontano solo a circa 2,5 milioni di euro. Il credito maturato e certo ammonta, pertanto a circa 3.2 mln di euro». Questo ci dicono ufficialmente i dirigenti Fimco. Quindi non chiedono soldi al Comune per i mancati guadagni causati dalla vendita a rilento di loculi e cappelle. La richiesta. Ed allora cosa voleva esattamente la Fimco al Comune? «L’art. 37 del decreto legge 66/2014, meglio noto come Decreto Renzi consente alle imprese che vantano dei crediti con la pubblica amministrazione di accedere a prestiti agevolati con le banche. Come stanno le cose tra noi ed il Comune di Polignano lo dicono delle perizie, dei dati certi, che vengono dallo stesso ufficio tecnico comunale. Noi abbiamo solo chiesto all’Ente di certificare questa situazione in modo che la nostra azienda possa usufruire dei benefici previsti dal decreto Renzi». La convenzione in scadenza. Quindi la Fimco non ha chiesto un cent all’Ente. Ma poichè la convenzione del cimitero sta per scadere si potrebbe ipotizzare che la Fimco abbia interesse a rimanere sino a quando non avrà recuperato il passivo. «L’approssimarsi della scadenza della convenzione obbligherebbe il Comune ad acquistare il non venduto (con chiara ed evidente difficoltà finanziaria per lo stesso e vantaggio per la Fimco, sempre che il comune trovi 3,2 milioni di euro, ndr). L’Ati, anche a seguito di numerosi incontri tecnici ai quali hanno preso parte tutti gli attori coinvolti, ha ormai completato la predisposizione di una variante che propone ai cittadini delle soluzioni di vendita meno onerose, dato il periodo di crisi che stiamo ormai vivendo da anni, e che, pur comportando una riduzione complessiva dell’importo contrattuale, consente il completamento dei lavori con l’esecuzione del parcheggio, dell’area attualmente cantierizzata e interventi di manutenzione sulla viabilità interna alla vecchia area cimiteriale –chiariscono sempre i dirigenti Fimco- Tornando sui crediti maturati dall’ATI si specifica che gli stessi sono stati tutti regolarmente fatturati (nel periodo dal 2005 al 2007), a seguito di emissione di regolare SAL da parte della Direzione Lavori, approvazione dello stesso con determina dirigenziale dell’Ufficio Tecnico del Comune e collaudo delle opere eseguite da parte del collaudatore nominato dal comune stesso».La cresta sulle cappelle. A questo punto resta da chiarire la storia delle cappelle espropriate a due euro e mezzo e rivendute a mille. «In merito al presunto esproprio di cappelle ad importi di 2.50 €/mq per la successiva rivendita a 1000.00 €/mq, partendo dall’assunto che mai è stato operato un esproprio di cappelle, si precisa che sono state espropriate solo ed esclusivamente aree, inserite nel progetto approvato, confinanti con il vecchio cimitero e destinate all’ampliamento dello stesso». Concludendo, dalla Fimco ribadiscono di non aver chiesto soldi al comune ma solo, avendone pieno diritto, di aver attivato lo strumento, messo a punto dal Governo Renzi, costituito dalla Piattaforma per la Certificazione dei Crediti. Tale richiesta non costituisce affatto un sollecito di pagamento ne tanto meno un obbligo per la pubblica amministrazione ma consente alle imprese che vantano crediti nei confronti della P.A. (diverse dallo Stato), a seguito di certificazione degli stessi crediti rilasciate dalle amministrazioni coinvolte, di poter cedere pro-soluto il credito certificato e assistito dalla garanzia dello Stato ad una banca o ad un intermediario finanziario, a condizioni di favore. “Ma se le cose stanno così -si chiederà giustamente il lettore- cosa aspetta la Fimco a far partire richieste di danni e querele?”. Questo ovviamente è un problema dell’azienda e del patron Vito Fusillo. Noi come giornalisti proviamo a fornire un’informazione che sia la più completa possibile. (tratto da Fax del 18/10/2014)
Fimco, mai chiesto un centesimo al Comune
© Riproduzione riservata 06 Novembre 2014
Non ci sono commenti, di la tua qui sotto!