L’azienda era in crisi? Chiediamo. “Ma quale crisi, hanno semplicemente deciso di trasferire la produzione all’estero perché costa meno”, ci dice.
Il sig. Sportelli dopo aver perso il lavoro, si separa dalla moglie, e i figli – dice sconsolato ma senza recriminazioni – “hanno le loro difficoltà”. Si ritrova così solo, senza soldi ma ancora con tanta voglia di fare e saldo nella sua dignità. “Mi vergogno a chiedere l’elemosina – sottolinea – non voglio assistenzialismo, sono abile e voglio lavorare”. Con questo spirito inizia a coltivare l’orto, mette su un chiosco di frutta e verdura ma gli acquirenti mancano ed è costretto a chiudere la baracca. L’orto però continua a tenerlo “perché così almeno sono impegnato, non mi sento inutile”, confida. Nell’ultimo anno il sig. Sportelli va avanti con piccole lavoretti: raccoglie le ciliegie, poi le olive, aiuta un falegname ed un elettricista. Il guadagno? “2 euro, al massimo 2,5 euro all’ora”, riferisce. Quei soldi gli servono per andare avanti, per pagare l’elettricità ed il gas nella roulotte. La crisi economica però diventa sempre più acuta ed ora sono mesi che è senza un reddito. “Non riesco a trovare lavoro, nemmeno a nero mi vogliono perché se c’è un controllo finiscono nei guai”, racconta. Nella sua abitazione, composta da roulotte con lo spazio appena sufficiente per tavolo, tv e letto, ed un trullo che ha adattato a cucina, non c’è acqua potabile e manca anche un bagno.
Dal Comune c’è stato un aiuto? “Ad inizio del 2011 e per alcuni mesi ogni tanto ricevevo 100 o 200 euro che mi servivano per la spesa e per la bombola del gas, poi più niente”. Ci dice che a fine anno anche il servizio lavanderia che gli era offerto dal Comune è stato interrotto. E quando il gas della stufetta finirà rimarrà al freddo. Oggi ad aiutarlo sono in pochi, la Caritas per la spesa alimentare ed il vicino distributore di carburanti dove si rivolge per i servizi igienici.
Quel che più gli manca è però la compagnia, la vicinanza emotiva. Si sente solo. “Prima c’era l’assistente sociale Pamela Giotta che ogni tanto mi chiamava per sapere come stessi, mi veniva a trovare, ora non più”, racconta. E’ la solitudine l’altra faccia della nuova povertà. “Vorrei andare al centro anziani ma mi dicono che sono giovane, dovrei avere 65 anni. Alla mensa nemmeno, perché sono abile”. E così Sportelli passa il tempo nella sua roulotte, con un cruciverba sul tavolo, l’orto, quando non fa tanto freddo come in questi ultimi giorni, e la sola compagnia del suo cane Zeus, un trovatello.
“Ai servizi sociali mi hanno detto “ti devi autodeterminare”, un modo per dire “arrangiati”, – racconta Cesario Sportelli – eppure un Comune invece di far gestire tutto a cooperative esterne, dovrebbe permettere a persone come me di fare qualche lavoretto, per guadagnare una 20-25 euro al giorno, giusto per andare avanti senza chiedere l’elemosina”.
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