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L’arch. Gonnella ha spiegato che “grazie al lungo e laborioso restauro è stato possibile “riscoprire”, inaspettatamente, nel vero senso della parola, non solo l’originale aspetto dell’opera, celato dalle numerose sovrapposizioni di pitture aggiunte nel corso dei secoli, ma anche l’incisione recante il nome dell’autore e l’anno di realizzazione: Gio Intino 1661”. Il nome inciso è in realtà l’abbreviativo del nome dello scultore: Giovanni de Intino, nato il 24 giugno 1629, da Francesco e Laura de Bongiorno.
La statua, realizzata interamente in legno, è stata sottoposta a vari trattamenti per riportala alla sua versione originale e ripulirla da sporco e pitture successive, dopo aver effettuato un consolidamento preventivo. L’intervento di restauro si è svolto in varie fasi ed ha previsto anche un trattamento antitarlo.
Oggi la statua di San Michele Arcangelo custodita nella chiesa del Carmine conosce una seconda vita.
Nelle foto: la presentazione della statua appena restaurata; il dettaglio del viso di San Michele durante l’asportazione degli strati di pittura sovrapposti, sul lato sinistro ripulito si può notare la superficie pittorica originale.
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