aggiornato il 13/02/2023 alle 12:48 da

Sindaco Orlandi, un turese galantuomo

I venti della rivoluzione francese, che sono alla base della modernità in Europa e in tutto l’occidente, hanno soffiato anche sul Regno delle due Sicilie, conquistato e governato da spagnoli e francesi. A differenza di oggi, due secoli fa il territorio non era articolato per Regioni ma era unificato. Ne faceva parte anche la Puglia, e pertanto pure Turi. La Storia – si sa – cammina sulle gambe degli uomini, e quindi anche dei turesi. Alla ribalta della cronaca di questi giorni è un nostro sindaco, “un turese galantuomo”, com’è stato definito Vincenzo Orlandi (1804 – 1892). Tale giudizio è stato espresso dallo storico turese Domenico Resta sul secondo volume della triade “Turi dal ‘600 ad oggi, famiglie, personaggi, fatti e misfatti”. Lo ha ribadito nei giorni scorsi nel corso di un convegno promosso dal Centro studi Matteo Pugliese.  Gli eventi e i cambiamenti prodotti dalla Rivoluzione Francese, dalla restaurazione, dal Congresso di Vienna, dalle guerre di indipendenza e dall’unità d’Italia, hanno ovviamente influenzato anche Vincenzo Orlandi. Figlio di una delle famiglie più benestanti di Turi, respirò in casa l’aria liberale e le nuove idee portate dalla Rivoluzione Francese, fra cui l’abolizione del feudalesimo (2 agosto 1806). Sulle orme del padre Antonio, giureconsulto esperto, studiò a Conversano, dove superò brillantemente la maturità classica, e successivamente si iscrisse a giurisprudenza, a Napoli. La stessa università che aveva affidato a suo padre (e a Paolo Caracciolo) l’incarico di seguire la causa che i turesi ebbero con il loro feudatario. Una causa che vinsero il 28 luglio del 1809. Grazie a quella sentenza “i turesi, dopo 300 anni, chiusero un contenzioso che non li aveva mai visti piegarsi ai voleri e ai sorprusi del feudatario”. Dopo la laurea il ritorno a Turi dove sposò Giuseppa Russo Galeota che gli dette quattro figli, due dei quali morirono prematuramente. Si occupò di diversi incarichi pubblici tra cui quello di sindaco. Tra l’altro, in tale veste, portò a compimento i lavori di sistemazione del nuovo cimitero e delle strade che collegavano Turi ai paese vicini. Per la cronaca, a causa dei fatti della “Dieta di Bari”, fu processato e assolto con formula piena “per non aver commesso il reato di provocazione né di associazione illecita”. La sentenza fu pubblicata il 3 gennaio 1852. Morì quaranta anni dopo, il 29 luglio 1892. “Una gran folla, arrivata da tutta la provincia, rese omaggio ad un galantuomo che aveva dato lustro alla sua città natale. Le sue spoglie mortali riposano nel gentilizio di famiglia, nel cimitero di Turi.” In segno di riconoscenza il Comune ha dedicato a lui ed al padre due delle strade principali del centro abitato.

Ad introdurre la “conversazione” è stato il presidente del Centro studi Matteo Pugliese, Vitangelo Scisci, il quale, tra l’altro, ha reso noto che queste conversazioni hanno la finalità di portare alla ribalta altri personaggi della storia turese affinché i giovani possano conoscere le loro origini. In cantiere, ha concluso Scisci, c’è anche una serie di importanti iniziative in occasione dei 400 anni di vita della Chiesa di Santa Chiara.

© Riproduzione riservata 13 Febbraio 2023

Non ci sono commenti, di la tua qui sotto!


Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commento *
Nome
Email *
Sito web