Lo scenografo turese Mino Miale ha ricevuto il Premio Internazionale “don Tonino Bello, Apostolo della Carità”.
Nella rosa dei candidati selezionati per il prestigioso premio internazionale, istituito dalla sezione di Bisceglie dell’Archeoclub d’Italia spicca anche il nome del nostro concittadino.
Quando e dove ha ricevuto il premio don Tonino Bello?
Il 31 marzo, presso la sede del Comune l’Archeoclub di Bisceglie, che è uno dei più importanti in Italia, nella persona della dott.ssa Catino, si è fregiato di consegnato il premio Don Tonino Bello, che è arrivato alla sua quinta edizione.
Perché ha ricevuto il premio?
Ho ricevuto questo premio proprio per l’esperienza che ho tenuto per due anni presso la comunità Lorusso Chipparoli: un progetto di formazione denominato “IN…CARTIAMO”.
Ce ne vuole, brevemente, parlare?
Per due anni mi sono fatto punto di riferimento per gli ospiti della Comunità di recupero, guidandoli in una gran bella esperienza di lavoro di gruppo. Ho fatto scoprire loro un diverso uso della propria manualità, che si è concretizzato nella creazione di prodotti artigianali originali, quali mascheroni e pupazzi”.
Che significato ha per lei questa affermazione “Intendo far sorridere le sofferenze”?
Far credere in se stessi. Far riconoscere le potenzialità che uno ha. Questa è una frase utilizzata da me per l’esperienza di cui vi parlavo prima, che è durata un paio di anni con i ragazzi ex tossico dipendenti, in qualità di progetto di recupero e riabilitazione e per il quale io ho utilizzato due strumenti fondamentali: la mano e il cervello. Sono partito da tutto ciò che si poteva realizzare con la carta e, quindi, con loro siamo andati dalla cartapesta, per la costruzione di oggetti, alla scrittura della carta stampata. Tengo a precisare che, in questo centro di recupero Lorusso Chipparoli, io sono stato coinvolto come esperto esterno dal sociologo Pasquale Del Re, che avevo già conosciuto all’Università di Urbino quando ero un semplice studente.”
In cosa consiste il premio che ha ricevuto?
Materialmente, mi sono stati dati una medaglia e un attestato, ma per me il vero premio è il riconoscimento soprattutto morale che ho ottenuto, grazie al mio progetto, perché ha riguardato la salvaguardia dei diritti umani sociali e civili.
Chi l’ha premiata?
Sono stato premiato dalla dottoressa Tina Catino, artista e fotoreporter, rappresentante dell’Archeoclub di Bisceglie, nonché Presidente del club per l’UNESCO di Bisceglie.
Da cosa nasce la sua passione per la scenografia nel sociale?
La scenografia è, secondo me, la espressione massima dell’arte, perché racchiude tutte le opportunità che l’arte offre. Noi scenografi studiamo il testo e lo traduciamo in un progetto: un bozzetto di scene che viene, poi, passato al regista. La nostra opera è trasversale a tutte le figure che agiscono su un palcoscenico e ne cattura l’anima, per esprimerla in forme, luci e colori sul palco”.
Pina Catino, presidente del Club Unesco per Bisceglie, introducendo la consegna ufficiale del premio, ha ricordato il suo impegno nel teatro che, partendo dalla «collaborazione con la Facoltà di Sociologia del Teatro ad Urbino, si è sostanziato nella fondazione del gruppo teatrale “Atarassia” e in vari progetti in carcere. Un impegno che si è mosso in parallelo alla missione di avvicinare i bambini al linguaggio dell’arte, mediante la gestione di numerosi laboratori creativi e la costituzione di una cooperativa sociale con scuola materna e ludoteca».
Oltre al significativo ed esemplare impegno nel sociale, lei continua, comunque, a curare un suo percorso squisitamente artistico?
“Sicuramente, attraverso mostre personali e collettive a livello nazionale, penso di contribuire da circa 40 anni alla diffusione di una coscienza ambientale orientata verso lo sviluppo consapevole e sostenibile.”
Il suo amico storico, il sociologo Pasquale Del Re, la definisce “una delle menti più operose e generose che Turi conosca; un “umile operaio” che ha preferito costruire “dietro le quinte”, facendo volentieri a meno della fanfara dell’autocelebrazione. Un artista schietto e libero da ogni convenzione che, non di rado, ha pagato lo scotto di essere ignorato, come accade agli intellettuali fieramente disallineati con l’intellighenzia pseudo rivoluzionaria.”
Cosa direbbe ai giovani turesi, per avvicinarli al suo mondo artistico?
“L’arte è qualcosa di complesso da spiegare. Direi di fare attenzione e di sentirsi meno artisti e più artigiani. Consiglierei loro di imparare dagli artigiani e di porsi in atteggiamento di ascolto nei loro confronti. Purtroppo, essere artisti, oggi, è identificato con il partecipare a Grande Fratello o ad Amici…”
Sicuramente questo premio ha, per il nostro concittadino, un significato molto profondo, proprio perché è intitolato a don Tonino Bello, il cui ministero è stato caratterizzato da una costante ricerca delle modalità più adatte a rimuovere, nel suo piccolo, le cause dell’emarginazione e favorire, così, l’inclusione di quelli che erano considerati gli ultimi, sempre all’insegna del servizio umile.
Così è sempre stato, anche per il nostro scenografo, che ha dedicato la sua vita e la sua professionalità alla promozione culturale e sociale di Turi, senza la smaniosa ricerca di applausi o altisonanti riconoscimenti. Mino è stata e continua ad essere una persona libera e creativa, con indosso “il grembiule della Carità”.
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